di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Tutti noi ricordiamo i toni trionfalistici con cui nel 2021, il governo di allora, presentò al paese l’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Con la figura del presidente del Consiglio Giuseppe Conte esaltata, per essere riuscito a portare a casa una valanga di soldi, confezionati a Bruxelles e “gentilmente” forniti al nostro Tesoro (come se il governo italiano non fosse in grado di creare soldi! ndr), per rilanciarne l’economia fortemente colpita dalla pandemia, finalizzati a permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese.
Il PNRR si inserisce all’interno di un programma, chiamato Next Generation EU (NGEU) – meglio noto in Italia con il nome informale Recovery plan o fund. Finalizzato a sostenere le economie dei paesi membri più danneggiate dal virus del COVID-19, consiste in un pacchetto da 750 miliardi di euro approvato dal Consiglio europeo nel luglio 2020, del quale all’Italia sono stati assegnati 191,5 miliardi di cui 70 miliardi (il 36,5%) in sovvenzioni a fondo perduto e 121 miliardi (il 63,5%) in prestiti.
Come è noto, l’iter per arrivare al confezionamento del NGEU, fu molto travagliato, poiché inizialmente incontrò il prevedibile rifiuto della Germania e dei quattro paesi europei definiti frugali (Danimarca, Paesi Bassi, Austria e Svezia), da sempre contrari ad iniziative europee congiunte incentrate sull’emissione di Eurobond.
Davanti all’aggravarsi del virus, con milioni di persone bloccate a causa dei vari confinamenti nazionali e la sospensione del trattato di Schengen che di fatto paralizzò le economie europee, la situazione divenne insostenibile e nel maggio del 2020 la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron concordarono sull’attuazione e lo stanziamento di un fondo di aiuto economico, proponendo 500 miliardi di euro di aiuti da promulgare attraverso l’emissione di un debito europeo comune.
Quello che non era riuscito per anni e che oggi non sta riuscendo a Mario Draghi, per il rifiuto di alcuni paesi a mettere in atto il suo piano, riuscì per mezzo del COVID-19. Insomma, se fossimo allenati al complottismo, come molti altri lo sono, non sarebbe difficile arrivare a pensare che rinchiuderci in casa per due anni, fosse propedeutico a far assumere a quei paesi ancora contrari, la prima massiccia dose di “debito comune”, finalizzata ad una assuefazione sperata per arrivare il più velocemente possibile a costituire gli Stati Uniti d’Europa. Obbiettivo al quale ancora oggi “Super Mario” e i poteri di casa nostra lavorano assiduamente, per rendere realtà quello che l’Europa ancora oggi non è: ossia uno stato Federale e Sovrano. Che poi tutto questo avvenga o meno con il consenso democratico dei popoli sovrani, è un dettaglio che non disturba certamente i piani dei poteri elitari che lo inseguono.
Cosa sono e da dove arrivano questi soldi che finanziano il NGEU?
In una parola, sono debito non sovrano in capo ai paesi membri della Ue. “Non sovrano” per il semplice motivo che la Ue non è dotata della sovranità di cui dispongono i paesi membri singolarmente. Gli Eurobond, sono titoli di debito emessi a livello europeo con la garanzia di tutti gli stati membri, con i quali si raccoglie denaro sui mercati, per poi prestarlo ai singoli paesi sovrani. Naturalmente la natura di questo debito ed il suo costo dipende direttamente dalla volontà della Banca Centrale Europea (Bce).
Senza mezzi termini, siamo di fronte ad una entità non-sovrana (la Ue), che “spalleggiata” all’occorrenza dalla Bce, presta soldi a chi invece è sovrano (gli Stati). Soldi che come vedremo in seguito, sono frutto di una precedente creazione ad opera dagli stati stessi.
Una cosa importante da chiarire, è che la sola emissione di eurobond, non si identifica in una creazione di nuova moneta dentro il sistema economico. Non sono soldi in più nelle nostre tasche! Mi spiego meglio: fatta 1000 la moneta presente in aggregato dentro il sistema economico, l’emissione di un titolo non aggiunge neanche un centesimo a questi 1000.
Quello che avviene in aggregato dentro il settore privato, con l’emissione e l’acquisto di eurobond e/o titoli di stato, è solo uno spostamento di denaro da un conto di riserva (conto corrente) ad un conto di risparmio o deposito (titoli di stato, eurobond). Per essere ancora più chiari, facciamo un esempio concreto: supponendo l’acquisto di 1 miliardo di euro di eurobond da parte di Unicredit (tanto per fare un nome a caso), questo comporta per l’istituto italiano, l’addebito delle stessa cifra sul proprio conto corrente. Lasciando così inalterato il totale dell’aggregato monetario presente nel settore privato.
La creazione di nuova moneta vera e propria, nel senso della sua immissione in aggiunta al netto dentro il sistema economico, avviene solo e soltanto quando lo Stato (in questo caso l’Italia), decide di spendere i soldi ricevuti in prestito mediante le misure di spesa che decide il governo o meglio, come nel caso del PNRR, ha deciso la commissione europea. E’ la spesa in deficit del governo che da luogo alla creazione monetaria e non l’emissione di titoli (in questo causo eurobond), che il settore privato acquista con le riserve (risparmio netto), imprescindibilmente create in precedenza dallo Stato con la spesa stessa.
Perché poi è questo il punto fondamentale: gli eurobond sono acquistati da banche e privati con il denaro proveniente dalla creazione che ogni governo ha fatto per mezzo della spesa pubblica. La quale per pura logica deve essere per forza precedente, dal momento che la moneta è di fatto un monopolio dello Stato.
In sostanza, stiamo prendendo a prestito i soldi nostri! E di questo pare se ne sia accorto, finalmente, anche il deputato leghista Claudio Borghi:

“NO a altro debito comune EU sul modello PNRR (ti PRESTO i soldi TUOI ma decido IO cosa ne devi fare)” – dice Borghi nel suo Tweet
E’ chiaro a questo punto, come in questa ottica, l’emissione di titoli di stato, sia a livello nazionale che europeo, si configuri unicamente come una decisione di politica fiscale di consegnare un reddito da interessi a chi ha risparmio e non ad altro.
Il problema per l’economia italiana e per le nostre vite in questo caso, non è certamente quello di reperire i soldi che il nostro governo crea semplicemente spendendo, ma è quello di non poterne spendere, per scelta politica, in quantità sufficiente. Questo perché sappiamo bene, i nostri governi, essere fedeli per scelta politica (che direi a carattere eversivo) al Patto di Stabilità guidato dai noti parametri di Maastricht.
Allora perché, dal momento che emettere Btp o eurobond per finanziare la spesa è allo stesso tempo indifferente e non necessario, si è preferito emettere i secondi per finanziare il NGEU?
Le risposte sono due, la prima è quella fornita dal sistema di potere alla gente per giustificare la frode e la seconda quella che invece è la realtà depurata dalla propaganda, che vi fornisce chi vi scrive:
- per ottenere un costo minore al servizio del debito. Ossia interessi più bassi da pagare a chi ha risparmio, poiché si suppone che gli eurobond garantiti in toto da tutti i paesi membri godano di un rating migliore in termini di sicurezza nel rimborso. Falso! poiché, come ben sappiamo la garanzia e il tasso in relazione ai titoli di Stato non dipendono certo dai mercati, ma dalla volontà della Banca Centrale che insieme allo Stato detiene il monopolio della moneta.
- emettere eurobond invece che Btp, ossia debito a livello comunitario, è il primo e fondamentale passo per arrivare a quella unione fiscale, indispensabile per rendere l’Europa Federale e Sovrana (almeno di fatto, ndr).
Quindi, il grande risultato per il quale l’ex premier Giuseppe Conte, non perde occasione di ricordarci, di essere stato l’unico ad aver spillato una valanga di soldi all’Europa, corrisponde in realtà ad aver acconsentito politicamente, a compiere un passo ulteriore e forse decisivo verso i desideri di Mario Draghi e chi lo comanda, che vedono come loro obbiettivo focale la creazione degli Stati Uniti d’Europa.
Del resto che la figura dell’avvocato pugliese, sia pienamente inserita dentro il sistema di potere trasversale che caratterizza tutti i nostri partiti, è da tempo sotto la luce dei nostri occhi. Dal totale asservimento alla “farsa” pandemica fino al pieno sostegno del governo Draghi, mai Conte e i cinquestelle si sono tirati indietro nel servire il sistema di potere elitario che guida il paese. E anche, quando il suo governo a livello di politica fiscale (forse perché sfuggita di mano, ndr), con l’utilizzo dello strumento dei crediti fiscali, ha di fatto finanziato una misura di spesa tornando ad esercitare la sovranità monetaria, Conte si è sempre guardato bene, di fronte alle fortissime critiche ricevute su questa misura (il Superbonus 110, ndr), di proteggere e spiegare alla gente la potenzialità di tale strumento, che avrebbe consentito di recuperare la nostra capacità di spesa, anche dentro lo schema austero dell’euro e delle sue folli regole di bilancio.
In conclusione, il PNRR niente ha cambiato nel destino delle nostre vite in termini di spesa pubblica aggiuntiva per stabilizzare un sistema economico ormai in perenne stato recessivo da decenni. Povertà in aumento, disoccupazione, precarietà, pessimo stato debitorio di imprese e famiglie (soprattutto nei confronti del fisco) e l’essere costretti a rinunciare sempre più all’essenziale, sono lì a dimostrarlo. Come sono lì a dimostrarlo anche i dati che puntualmente escono dalle agenzie di rilevazione sullo stato della nostra economia. Pil che non cresce in termini reali e aumento della pressione fiscale, confermano che anche con il PNRR il potere di acquisto di famiglie e imprese continua la sua costante discesa.
In definitiva il PNRR e il debito a livello comunitario conseguente, è solo e soltanto l’ennesimo passo necessario per arrivare al più presto a rendere definitivamente unita e sovrana l’Unione Europea.
di Megas Alexandros.
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