Improvvisamente Mattarella si ricorda che la nostra Costituzione pone il lavoro a fondamento della Repubblica

19 Ottobre 2024 | Attualità, Economia, News, Politica | 2 commenti

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

In un mondo dove ormai la meraviglia è emigrata su altre galassie, capita che un Presidente di una Repubblica di uno Stato – voluto democratico, moderno e sovrano dal suo popolo – si ricordi anche che questo paese abbia una Costituzione e che essa ponga a fondamento della Repubblica stessa, il lavoro.

Non sto parlando di una qualsiasi Repubblica delle banane (anche se ormai lo siamo diventati in tutto e per tutto, ndr) ma della nostra cara Italia.

Mi sveglio questa mattina e dalle colonne (pensate un po’!) de La Stampa [1], leggo che il nostro Presidente Sergio Mattarella, in tema di “Lavoro”, avrebbe pronunciato le seguenti parole durante un intervento alla cerimonia di consegna delle Stelle al Merito del Lavoro per l’anno 2024:

«La Costituzione non ha soltanto affermato il diritto al lavoro. Ha posto il lavoro a fondamento della Repubblica democratica»

Mi sembra di sognare ma invece son desto!

Vado avanti e man man che leggo stento a credere al virgolettato. Il Presidente cita la Costituzione e ribadisce la centralità della persona come presupposto alla centralità del lavoro:

«È la persona, ogni persona, cuore e fine dell’ordinamento democratico che tiene unità i propositi di piena libertà e di effettiva uguaglianza. La centralità del lavoro presuppone la centralità della persona umana. Della dignità della persona il lavoro è indubbiamente un caposaldo. Il lavoro è condizione di indipendenza, economica e non soltanto, è una leva per accrescere i diritti, individuali e collettivi. Così è stato nella storia della nostra Repubblica».

“Salari bassi lacerano la coesione sociale” – grida Sergio da Castellammare del Golfo, come fosse un operaio in protesta nelle piazze, per dei salari che nel nostro paese – unicum in Europa – sono addirittura scesi rispetto a 30 anni fa. Il primato nella discesa dei salari è confermato dall’Ocse anche ai giorni nostri: in Italia un calo dei salari reali attorno al 7 per cento si è registrato anche tra il primo trimestre del 2022 e il primo trimestre del 2023. Questo calo è al di sopra della media dei 34 Paesi Ocse, dove nell’ultimo anno i salari sono scesi in media del 3,8 per cento.

Nonostante che Mattarella tenti persino l’ardua impresa di trovare un vano conforto per una leggerissima crescita dell’occupazione dopo decenni di discesa, lo stesso torna subito a preoccuparsi per la frammentazione che la caratterizza: “a fronte delle fasce alte, in cui a qualità e professionalità corrispondono buone retribuzioni, per quelle più basso si creano sacche di salari insufficienti, alimentati anche da part-time involontario, e da precarietà”.

Capiamoci bene, parlare di aumento dell’occupazione all’interno di una situazione di estrema precarietà come descritta da Mattarella – indipendentemente dai metodi statistici con cui si calcola il suo tasso – è puro esercizio di propaganda politica di parte a sostegno dei governi in carica.

Infatti, è lo stesso Presidente a mostrarsi ben cosciente della situazione appena descritta con la seguente affermazione che non lascia campo ad interpretazioni:

“Si tratta di un elemento di preoccupante lacerazione della coesione sociale”

Il sorprendente risveglio di Mattarella non può essere ritenuto casuale. A certi livelli di potere niente viene lasciato al caso, soprattutto riguardo al peso delle parole con cui si comunica.

Il recentissimo dato Istat che certifica il record storico di poveri in Italia (5,7 milioni), sta certamente facendo preoccupare chi realmente ci comanda da dietro le quinte. Il “Vero Potere” sa benissimo che la tenuta sociale del paese è elemento essenziale per tenere in piedi il progetto predatorio basato sul mantenimento dei popoli in eterno equilibrio, sul quello che è il filo della schiavitù e del diritto elitario a decidere della vita altrui.

Nel 2023, il Italia erano in condizione di povertà assoluta poco più di 2,2 milioni di famiglie (l’8,4 % del totale), valore stabile rispetto al 2022, così come il numero degli individui in povertà che è quasi di 5,7 milioni (il 9,7% sul totale). E’ stabile infine anche la “povertà relativa” familiare pari al 10,6%. È quanto emerge dal Rapporto sulla povertà nel 2023 diffuso dall’ Istat. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è del 30,4%, si ferma invece al 6,3% per quelle composte esclusivamente da italiani. Nel 2023 la quota di famiglie di operai, o assimilati in “povertà assoluta” è aumentata al 16,5%. Dati che rivelano un quadro desolante.

Mattarella non si ferma, ed in quello che è un vero e proprio inneggiare alla Costituzione arriva persino a dichiarare principio costituzionale, quello che è anche uno dei temi cardine con i quali la Modern Monetary Theory (MMT) e il suo padre fondatore Warren Mosler rendono inattaccabili le proprie spiegazioni riguardo al funzionamento dei sistemi monetari ed economici moderni. Sto parlando della piena occupazione.

Dopo decenni, nei quali ogni nostro governo e gli inquilini del Quirinale, hanno accettato con agire sovversivo, che tale principio costituzionale fosse sottomesso alla stabilità dei prezzi (inflazione) ed al mantenimento in termini di valore del risparmio finanziario sempre più in mano a pochi, oggi Mattarella illuminato chissà da cosa, pare scoprire dal nulla, quello che era sotto gli occhi di tutti e che molti come il sottoscritto hanno finito le parole per descriverlo.

Il lavoro sacrificato sull’altare della rendita, affidando alla Bce il compito di vigilare che i governi partecipassero attivamente e costantemente al rito di mantenere scarsa la moneta nelle tasche della gente. Questo è quanto avvenuto davanti ai nostri occhi aperti e quelli evidentemente chiusi del Presidente Mattarella.

Ed è proprio la volontà precostituita di mantenere scarsa la moneta, impedendo le necessarie politiche anticicliche in deficit che avrebbero dovuto mettere in atto i governi, la causa principale della disoccupazione involontaria e della deliberata violenza nei confronti della nostra Costituzione, di cui oggi anche Mattarella pare rendersi conto.

E’ stato proprio il perseguire diabolico di dette politiche austere, sostenute e difese a spada tratta anche dal nostro Presidente della Repubblica, la causa unica della deflazione salariale infinita che ha portato alla drammatica situazione sociale odierna denunciata, ironia della sorte, dallo stesso Mattarella.

Per chi crea numeri dal nulla accreditando Lire prima ed Euro poi, sui nostri conti, concedere un lavoro dignitoso ed uno stipendio decente a chiunque voglia lavorare, lo può fare con la stessa facilità con cui si beve una birra fresca in piena estate. E questo spetta ai governi è bene ricordarlo, gli unici soggetti creatori di moneta netta dentro i sistemi economici.

Ed allora perché tutti i nostri premier e persino lo stesso Mattarella da sempre si prodigano con forza a mettere i dettami di Maastricht sopra la nostra Costituzione Sovrana. Regole frutto di accordi intergovernativi che limitando fortemente la spesa in deficit, impedendo di perseguire quello che oggi anche lo stesso presidente della Repubblica indica essere il principio principe su cui si fonda la nostra Repubblica?!

Dopo questa Sua chiara presa di posizione, Caro Presidente, una risposta in merito il popolo italiano, non solo se l’aspetta ma anche se la merita, non crede?!

Ma ancor di più, quello che ci dovremmo aspettare, è un cambio di rotta a trecentosessanta gradi su quella che è la linea, ormai consolidata, di una pedissequa accettazione da parte dei nostri governi di ordini provenienti dal di fuori di quelle che sono le istituzioni sovrane che rappresentano il popolo italiano. E’ ormai sotto gli occhi di tutti come i nostri governi, con agire sovversivo, abbiano deliberatamente rinunciato alla loro indipendenza riguardo al quantum e come destinare la spesa pubblica.

Mattarella per dare ancora più importanza e forza al tema lavoro in abbinamento alla nostra Costituzione, ripercorre addirittura quelli che sono stati i passaggi, dentro la Costituente, che hanno portato alla stesura degli articoli che riguardano il tema trattato.

«Una scelta lungamente meditata – aggiunge- fortemente voluta. Capace di unire le diversità. Concepita come pietra angolare della convivenza comune. Come radice significativa del modello sociale». «La formulazione dell’articolo 1 trovò il più largo consenso; e, da sola, spiega la differenza, il salto di qualità che avvenne con la scelta repubblicana – ricorda Mattarella – la propone Amintore Fanfani illustrandola così: “Dicendo che la Repubblica e’ fondata sul lavoro si esclude che essa possa fondarsi sul privilegio, sulla nobiltà ereditaria, sulla fatica altrui e si afferma invece che essa si fonda sul dovere, che e’ anche diritto ad un tempo, per ogni uomo, di trovare nel suo sforzo libero la sua capacità di essere e di contribuire al bene della comunità nazionale”». «Non fu – e non è – una scelta simbolica. La parola lavoro, con i suoi derivati, e’ citato in 15 articoli della Carta. Nello Statuto Albertino il termine lavoro era presente una volta soltanto», conclude il Capo dello Stato.

Quindi il presidente Mattarella si rende perfettamente conto di quanto sia necessario e giusto a livello morale ed anche sostanziale, privilegiare il lavoro rispetto alla rendita. Ed allora perché in tutti questi anni, al contrario, si è sempre fatto di tutto per permettere l’accumulo di ricchezza in mano a pochi lasciando la maggioranza in uno status di eterna rinuncia a rincorrere i propri debiti.

Tutto questo nonostante che la soluzione esista ed oltre ad essere semplice è stata anche spiegata in modo esaustivo nelle stanze dei governi di molti paesi del mondo dagli economisti della MMT: sono i Piani di Lavoro Garantito (PLG).

Anche nelle stanze romane del maggior partito che guida l’attuale governo, Warren Mosler accompagnato da chi vi scrive, nel 2021 ha indicato quale fosse la strada da percorrere per evitare quello che oggi anche Mattarella denuncia. Ci ascoltarono, capirono e ci promisero che una volta raggiunte le poltrone di governo (come era già prevedibile dai sondaggi di allora, ndr), riguardo ai PLG, sarebbero passati dalle parole ai fatti. [2]

La storia di questi ultimi tre anni di governo ci ha confermato la regola che quello che i nostri politici mettono in atto una volta raggiunte le stanze di governo non è mai quello che hanno promesso quando erano seduti sui banchi dell’opposizione.

E’ sufficiente che da domani il governo si dichiari disposto ad assumere chiunque voglia lavorare ad un determinato e prestabilito salario, giudicato sufficiente per far condurre al lavoratore e la sua famiglia una vita dignitosa. I lavori da fare non mancano e nemmeno i prodotti da consumare spendendo questi nuovi salari.

Il denaro per pagarli lo sapete già come e chi è in grado di crearlo!

Solo il Governo……

di Megas Alexandros

Note:

[1] Salari bassi, Mattarella: “Lacerano la società”. Istat: record di poveri   – La Stampa

[2] Crediti fiscali. Fratelli d’Italia incontra economista americano Warren Mosler (lavocedelpatriota.it)

 

 

 

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2 Commenti

  1. Jo Toddy

    ottimo articolo… ma correggi la frase !… è un cambio di rotta a trecentosessanta gradi …” buona per la ministra Baerbock ma non per persone serie… ;))

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  2. andrea

    I cambi di rotta a 360 gradi sono sempre fonte di divertimento, ma restano utili per una visione completa del giro d’orizzonte.

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MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte