di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
L’impellente necessità di esporre nuovamente a noi italiani, l’icona della nostra entrata nell’euro, al secolo Romano Prodi, ormai prossimo alla mummificazione, è un chiaro segnale che le nostre élite ritengono in serio pericolo il loro progetto di saccheggio del paese, per il quale i meccanismi di partecipazione all’eurozona e l’uso della moneta euro, sappiamo essere fondamentali.
L’apparente scollamento tra una cospicua parte delle élite europee e quelle italiane con a fianco i cugini francesi, su quella che dovrà essere la governance economica europea dell’imminente futuro, è sempre più evidente.
Nei paesi come la Germania, a differenza del nostro, il potere elitario è tutt’altro che unito e la parte che sogna un ritorno al passato con un riavvicinamento alla Russia, è ancora ben viva e vegeta. Per non parlare dei paesi come l’Ungheria, dove di seguire il folle disegno partorito nelle stanze di Bruxelles di combattere Putin ed il suo popolo, non se lo sognerebbero nemmeno nel peggiore degli incubi.
A questi si aggiungono anche i paesi del nord Europa, quelli che da anni ci vengono rappresentati – dalla stampa mainstream, ma anche da molti blog così detti indipendenti – come i falchi cattivi, responsabili ultimi di ogni nostra sofferenza. La maggioranza delle loro élite, di mettere debito e risparmio in comune, come desidera oggi il nostro deep state, proprio non ne vogliono sapere.
Da qui, arrivare a rendere estremamente difficile e tortuosa la strada che porta al sogno draghiano rappresentato dagli Stati Uniti d’Europa per continuare il saccheggio di matrice elitaria, il passo è pressoché breve.
Ecco che i poteri dai chiari cromosomi pidduisti che giacciono nel profondo del nostro paese, pur di non compromettere i loro interessi dentro il progetto europeo, sono disposti persino a cambiare la narrativa che per anni ci hanno raccontato su come fosse essenziale per il futuro dei nostri figli, mantenere unita l’Europa.
E dopo che poche settimane fa Mario Draghi si dichiarava disposto persino a suddividere la UE in un “sottoinsieme di stati membri”, ecco che, resuscitato dall’oltretomba, è tornato persino Romano Prodi a dare sostegno a tale tesi, che fino a pochi mesi fa veniva appuntata da loro stessi, come una infamante eresia:
“Bisogna fare come con l’euro: chi ci sta, ci sta; chi non ci sta, non ci sta”.[1]
ha dichiarato Romano Prodi intervenendo poche sera fa a ‘Notizie dall’Amiata, parole della contemporaneità, con a fianco l’economista (si fa per dire, ndr) Veronica De Romanis, una delle più fervide sostenitrici del dogma dell’austerità espansiva che sta alla base di quel pensiero unico che in sole due decadi ha contribuito alla totale distruzione del nostro sistema economico con un aumento della povertà senza precedenti.
Ma Prodi non si ferma, con un istinto innato caratteristico di chi adora i regimi – come se la UE fosse già uno stato sovrano – si spinge persino a sostenere la necessità di rottamare il principio dell’unanimità per quelle che sono le decisioni da prendere a livello comunitario:
Superato lo scoglio dell’unanimità, per Prodi “il primo problema è quello fiscale”, difficile da risolvere: “Voglio vedere se l’Irlanda, il Lussemburgo, Cipro rinunciano al fatto che vivono prendendo le tasse di tutti gli altri. L’Irlanda – ha spiegato – era il paese più povero d’Europa, ora ha il reddito pro capite più alto d’Europa dopo il Lussemburgo”. [1-ibidem]
Basta leggere ed analizzare questi concetti messi in ordine sparso da Romano Prodi per capire quanto il “Mortadella” sia ancora allineato agli interessi dei poteri di casa nostra che da tre decadi hanno trasformato il paese in una oligarchia a tutti gli effetti. Inneggia come Draghi all’unione fiscale ben consocio che senza di essa la UE presto si scioglierà come neve al sole. E con essa il sogno di vedere una Europa federata e sovrana con il bastone di comando ben stretto in mano alle stesse élite che l’hanno guidata fino ad oggi, senza più dipendere dagli umori dei Viktor Orban di turno.
Ma Prodi è ormai giunto alla “frutta” anche come economista se mai un economista di livello lo fosse stato anche da giovane. Nel tentativo di trovare consenso e perdere meno paesi possibili in quella che lui stesso prospetta essere una necessaria riperimetrazione dei confini europei per levarsi di torno i dissidenti, prova a minacciare con i “coriandoli” paesi membri come l’Irlanda e Cipro. Nazioni che a livello numerico di popolazione sono la metà della Lombardia la prima ed un terzo della Toscana la seconda.
A dire il vero ci mette dentro anche il Lussemburgo che ha gli stessi abitanti di Palermo, prospettando loro la più immane sciagura di dover vivere senza le tasse di italiani e francesi una volta usciti dall’euro.
Tanto per dare due numeri a conferma dello stato irreversibile del Prodi economista, nel 2017 Cipro ha contribuito al Bilancio della UE con 137mila euro, ricevendone indietro 206mila. Il tutto con un saldo attivo di 69mila euro. Una cifra talmente imponente che secondo la strategia di Prodi, in caso venisse meno, sarebbe in grado di far gelare i polsi del milione e duecentomila abitanti della caldissima isola posta in fondo al mediterraneo, come quelli di un eschimese.
Se guardiamo all’Irlanda, la situazione non è poi molto diversa. Il saldo attivo per il 2017 è di 44 milioni di euro per una popolazione che conta circa 5 milioni e mezzo di abitanti.
E’ sufficiente volgere lo sguardo dove a Prodi è proibito per tornare alla realtà e capire come mai l’Irlanda ha il reddito pro-capite più alto d’Europa ed a Cipro si viva letteralmente su una isola ricoperta di soldi.
Entrambi i paesi registrano una percentuale di tassazione del 12,5% a differenza dell’Italia dove già nel 2019, al netto del sommerso e dell’economia illegale, pari al 12% del Pil, ovvero 215 miliardi di euro, la pressione fiscale raggiungeva il 48,2% (+5,8 punti percentuali rispetto a quella ufficiale) e nel confronto europeo eravamo saldamente al 1° posto. [2]
Questi paesi sono di fatto dei paradisi fiscali che attraggono denaro da tutto il mondo. Cipro è la patria delle aziende di Forex e Gaming provenienti da ogni parte del pianeta, tutte attratte dalla bassa tassazione praticata sull’isola. Addirittura il governo cipriota prevede una tassazione agevolata (pensate un po’!), di solo il 2,5% per chi porta a Cipro la sede della propria azienda operante nel settore dei software. Per non parlare dei contributi sul lavoro dipendente, quattro volte più bassi rispetto all’Italia ed una imposta sul valore aggiunto con aliquote sui beni essenziali mediamente la metà di quelle del belpaese.
Insomma, torniamo sempre al solito tema, quello della politica fiscale che ricordo in UE essere ancora a discrezione dei singoli governi, benché politici ed informazione tutta si affannino ogni giorno per farci credere il contrario.
Dove la tassazione è bassa l’economia viaggia a gonfie vele, le “gru” riempiono i cieli e le tasche della gente sono piene di soldi. Mentre dove i livelli di tassazione, come nel nostro paese, rappresentano un vero e proprio furto legalizzato dalle tasche di chi lavora, l’economia è in recessione e la povertà aumenta in modo esponenziale giorno dopo giorno.
E’ chiaro, più soldi lo Stato ti riprende tassando e meno ne restano nelle tue tasche per investire e consumare. E’ una semplice evidenza di aritmetica elementare.
Ed ecco che nell’ottica del disegno predatorio di cui le nostre élite sono ormai maestre da secoli, l’unione fiscale richiesta da Draghi e Prodi – certamente per parificare i livelli di tassazione di Cipro a quelli italiani e non viceversa – è un prospetto che a certi paesi, come anche l’Olanda (anch’essa un paradiso fiscale a livello di imposte sui redditi), non può andare bene.
Ed infine Prodi passa al tema difesa ed esercito comune. Ormai le nostre élite si sono messe in testa che combattere e sconfiggere la Russia di Putin sia essenziale per i loro interessi e sanno che questo può essere fatto solo unendo forze e denari di tutti i paesi europei:
“Credo di essere stato quello che di più ha insistito su politica estera comune ed esercito europeo. Ma se aumentiamo la spesa militare e non facciamo prima un esercito comune, buttiamo via i soldi. Sommando il bilancio della difesa dei 27 paesi europei arriviamo al bilancio militare della Cina, anzi un po’ di più, ma spargendolo così sono soldi buttati via” [1-ibidem]
Come vedete l’unione fiscale, nelle teste di chi ci comanda, è essenziale anche ad unire le forze per creare un esercito comune. Prodi addirittura, attraverso i numeri, prospetta persino un esercito che a livello di bilancio superi persino quello cinese. Poi dal bilancio dobbiamo passare sul campo e voglio vedere quante sono le famiglie italiane e francesi disposte a veder morire sul campo i propri figli.
“Pensate davvero che si fa un esercito europeo con la Germania che ha un bilancio che è due volte e mezzo quello francese e la Francia che dispone dell’arma nucleare e del diritto di veto nelle Nazioni unite, dunque uno che comanda e l’altro che paga?”
Qui Prodi con uno scatto di lucidità, ci riporta a quella che è la realtà, ovvero che la spaccatura tra i poteri europei è estremamente ampia e senza la combinata presenza di Francia e Germania non esiste la minima possibilità di costituire un esercito europeo.
E senza un esercito europeo non esiste nemmeno l’Europa unita e sovrana che sognano Draghi ed il deep state italiano.
di Megas Alexandros
Note:
[1] Prodi, abolire unanimità in Ue e si faccia come con l’euro – Ultima ora – Ansa.it
Sono troppinanni che siamo governati da idioti venduti al nemico.
Il nemico nel nostro caso è il sistema massonico di stampo pidduista che da 3 decadi si è impossessato delle nostre istituzioni.