A Putin la de-dollarizzazione non interessa proprio. Fatevene una ragione!

2 Novembre 2024 | Attualità, Economia, Geopolitica, News | 0 commenti

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

L’amaro del “dopo” Kazan – lasciato sulla bocca del giornalismo mainstream occidentale e degli “Imbonitori” della così detta informazione indipendente – in seguito al fallimento delle loro previsioni (di fatto un “desiderio”, ndr), sull’arrivo di una moneta comune per i BRICS+, li sta costringendo a cambiare narrativa.

Tra chi, in modo alquanto banale, prova a salvarsi in calcio d’angolo, rimandandone l’introduzione al prossimo meeting e chi invece con una intrepida arrampicata sugli specchi prova a ricondurre le loro certezze sull’imminente avvento di una common currency ad una fantomatica fase ancora volta a spaventare l’avversario e destabilizzare i mercati, in questi giorni ne abbiamo lette di tutte e di più.

Ma il fallimento della moneta comune dei BRICS+, se di fallimento si può parlare dal momento che mai nessun rappresentate di questi paesi ne ha parlato, non è la sola botta che questi signori prestati all’informazione, hanno dovuto incassare dalle risultanze uscite fuori a Kazan. L’altro tema più che quotidiano che da tempo riempie testate e blog, ovvero il mostro richiesto di abbattere all’esercito dei BRICS+, è quello della così detta dollarizzazione; ossia quella strettissima necessità – ripeto, ritenuta tale da chi scrive nel mondo occidentale – che i BRICS+ si liberino il prima possibile dall’uso del dollaro americano nelle transazioni internazionali.

Bene, tanto per essere immediatamente espliciti, dalla capitale del Tatarstan, per voce diretta del Presidente russo Vladimir Putin, è uscito fuori forte e chiaro che, il non usare più la valuta americana, non rientra assolutamente nei desideri e nemmeno nelle necessità dei paesi appartenenti all’area BRICS+.

“Non siamo stati noi ad aver deciso di non usare più i dollari” – ha dichiarato Putin di fronte ai giornalisti increduli ed ha aggiunto che nemmeno è intenzione della Russia impedire che gli altri paesi partner ne facciano uso qualora lo desiderino. “E’ stata una conseguenza derivante dall’impedirci di usare le nostre riserve in dollari che ha fatto perdere fiducia nella moneta americana anche agli altri paesi”, ha affermato Putin con estrema chiarezza.

Insomma, se Stati Uniti ed Europa non avessero imposto le note sanzioni alla Russia con conseguente blocco delle riserve in dollari ed euro, aziende e cittadini russi starebbero ancora usando la valuta americana e quella europea. E molto probabilmente non sarebbe nemmeno iniziato quel processo in evoluzione che prende il nome di de-dollarizzazione.

Per chi conosce abbastanza la materia, pare proprio che Putin sia molto più avanti, rispetto a molti altri capi di stato, su quella che è la conoscenza del reale funzionamento dei sistemi monetari moderni. Per non parlare poi per quanto concerne giornalisti ed economisti mainstream, dove l’ignoranza in materia (più o meno di convenienza, ndr) è veramente a livelli impressionanti.

Usare o meno il dollaro per prezzare i prodotti nel mondo e/o come mezzo di pagamento nelle transazioni internazionali, lascia indifferenti i governi dei singoli paesi. O almeno lascia indifferenti quei governanti come Putin, che hanno piena coscienza di tale “indifferenza” dettata dai principi dottrinali in materia economico-monetaria.

Tanto per essere ancora più chiari, se un cinese ed un indiano decidono di scambiarsi un bene in dollari, il governo del Cremlino come quello di Roma e nondimeno quello di Pechino e di Nuova Delhi, non sono colti da nessun impedimento riguardo alle loro decisioni di politica economica, in quanto sovrani nelle loro valute.

Ed invece, da mesi assistiamo alla mistificazione del fenomeno della de-dollarizzazione, rappresentata da i media nonché dai più illustri economisti, come un evento colossale e benefico per i popoli, quasi come se al verificarsi di tale evento, diventassimo tutti più ricchi finanziariamente. Cosa che come ben noto può avvenire solo per volontà e mano dei nostri governi e del loro agire a livello di politica fiscale.

Ho ascoltato teorie talmente fantasiose sulla necessita di de-dollarizzare, non ultima quella che secondo alcuni lo stop all’utilizzo del dollaro nel mondo, farebbe addirittura cessare tutte le guerre che gli Stati Uniti finanziano sul pianeta. La cosa è talmente assurda che oltre ad essere facilmente smontabile ricorrendo ai dettami della dottrina economica, è sufficiente guardare alla realtà odierna, per sgonfiare definitivamente tale speranza. Infatti, nonostante che oggi, in conseguenza delle sanzioni alla Russia, l’uso del dollaro nel mondo si sia ridotto notevolmente in termini numerici, i fronti di guerra che vedono impegnati a livello economico e finanziario gli Stati Uniti, purtroppo sono ancora ben vivi e vegeti.

L’altra falsa speranza di poter abbattere l’egemonia geopolitica degli Stati Uniti sul mondo per mezzo della de-dollarizzazione, che molti infondono nella gente, è la presunta difficoltà in cui si troverebbe il Tesoro Usa nel sostenere il proprio debito pubblico, qualora appunto il resto del mondo non investa più nei Treasury americani.

Ma, secondo voi, con un semplice ragionamento di logica, il governo americano unico emettitore di dollari in regime di  monopolio, per spendere, ha bisogno di reperire gli stessi dollari che ha sparso in giro per il mondo in precedenza?!

Se il mondo decide di non tenere il dollaro come valuta di riserva, l’unica conseguenza che può verificarsi è solamente sul cambio e nient’altro. Ma la flessibilità del cambio, ricordo essere elemento essenziale per il corretto funzionamento di una valuta fiat, come lo è appunto il dollaro.

Quindi, ricapitoliamo, niente moneta comune per i BRICS+ e nemmeno l’intenzione di attuare misure comuni o imposizioni dall’alto per procedere con la de-dollarizzazione. Questo è quanto è emerso dal summit di Kazan, quello che molti hanno definito come il più grande rassemblemet delle istituzioni mondiali dove si è discusso di sistemi monetari dai tempi di Bretton Woods.

Di fronte a questo apparente nulla di fatto, se rapportato alle roboanti previsioni, c’è chi deluso, ha ritenuto giusto pensare che niente sia cambiato. Per non parlare dei complottisti, che di fronte a tale scenario, addirittura prefigurano un allineamento della Russia di Putin e della Cina, in qualità di capofila del gruppo BRICS+, al disegno globalista del Grande Reset.

In realtà quello che doveva succedere è già successo!

I paesi appartenenti ai BRICS+ per quanto possa servire affrancarsi dal dollaro, hanno semplicemente già fatto quello che c’era da fare: ossia, hanno iniziato a commerciare tra loro con le valute nazionali ed usare i loro sistemi di pagamento a partire da quello della Banca Centrale di Russia. Questo perché era necessario crearsi una alternativa allo SWIFT, il sistema dei pagamenti in mano all’occidente, per proteggersi da una eventuale estensione delle sanzioni da parte dell’occidente verso altri paesi.

Quindi, allo stato attuale, non è in programma nemmeno la costruzione di un nuovo sistema dei pagamenti comune, dal momento che i paesi si stanno trovando comodi con quelli già esistenti.

Già sento forte il rumore delle sedie di coloro che ci saltano sopra, al grido di: “chi si terra le rupie indiane che non valgono nulla!!!” – sono i “vedovi” del gold exchange standard e di Bretton Woods che si preoccupano – quelli convinti della necessità di una moneta di riserva ai quali è stato fatto credere per decenni che i dollari fossero lingotti d’oro, mentre in realtà scambiavano i loro beni in cambio di estratti conti (numeri) contenuti dentro i computer della Federal Reserve. Numeri che come abbiamo visto, nel caso del blocco delle riserve in valuta della Russia, possono essere resi non disponibili con un tocco di “click” in qualsiasi momento.

E’ chiaro quindi che in regime fiat, un estratto conto in rupie vale uno in dollari, per chi ancora non lo avesse capito!

E se l’esportatore di auto tedesche, come il petroliere saudita, preferisce un estratto conto in dollari anziché in rupie, c’è sempre la banca centrale del loro paese pronta a prendersi quei numeri ed il rischio di cambio conseguente. Tanto le passività per gli Istituti centrali, sono come le gocce per gli oceani.

Così funzionano i sistemi monetari moderni che utilizzano valute fiat, che vi piaccia o no!

di Megas Alexandros

 

Articoli Correlati

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte