Draghi a Strasburgo chiarisce che il debito comune non sarà fatto per i popoli.

SuperMario non molla: "opporsi a debito comune è opporsi ad obbiettivi UE" - "Niente soldi per la spesa pubblica generale e sussidi, ma solo per i nostri obbiettivi già concordati". Tra una minaccia ed una rassicurazione, l'ex governatore della Bce prova a tranquillizzare i falchi per arrivare in fretta agli Stati Uniti d'Europa.

18 Settembre 2024 | Attualità, News | 0 commenti

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Una domanda gira incessante questi giorni, sia nella testa dei più dubbiosi che in quella di chi ha accolto come Vangelo il contenuto del report di Draghi sulla competitività europea: in quali tasche andranno gli 800 miliardi annui che SuperMario ha preventivato di far spendere all’Europa?

Per chi conosce bene l’agire del Mario internazionale e soprattutto pienamente coscienti per chi lavora, dubbi non ce ne sono e mai ce ne sono stati, su chi fossero i destinatari di questa immensa mole di denaro, pronto ad essere creato dal nulla e poi distribuito dalla commissione europea.

Altrettanto facile non essere pervasi dai dubbi, è per coloro che invece conoscono bene la materia economica e sanno di cosa necessitano i vari sistemi economici per poter perseguire quel benessere diffuso, garanzia per la democrazia ed i diritti di ogni individuo.

In una parala sto parlando del lavoro, primo diritto garantito al singolo cittadino da ogni Costituzione democratica e moderna presente nel mondo. Un lavoro certo e dignitoso che possa permettere ad ogni lavoratore di realizzarsi professionalmente e provvedere in modo certo e sicuro alla propria famiglia.

Se c’è una cosa che più di tutte le altre, l’Europa di Draghi e co. ha distrutto in questi anni, è proprio questo diritto. Rendendo il lavoro talmente scarso, precario ed in molti casi nullo, da portare la maggioranza di tutti noi alle soglie della schiavitù.

Ebbene, se l’animo di Draghi fosse stato sincero e pentito, proprio da questo punto sarebbe dovuto ripartire. Ed invece nel suo report, al diritto al lavoro, a dei salari dignitosi ed alla piena occupazione, ne una parola ne un solo centesimo di quegli 800 miliardi di euro sono stati dedicati.

Per i dubbiosi e per il nutrito gruppo del fan club di Draghi, la risposta su chi saranno i beneficiari di questo denaro, è arrivata oggi durante la sua presentazione del report al Parlamento europeo. Un passaggio cruciale per quella che è l’opera di convincimento che Draghi stesso sta portando avanti per far salire sulla barca degli Stati Uniti d’Europa anche i falchi del nord, i quali al solo sentir parlare di “debito comune”, fuggono come lepri.

Draghi nel suo lungo discorso lancia subito un monito, che ha tutte le caratteristiche di una minaccia vera e propria:

“Se qualcuno si oppone all’idea di creare un vero mercato unico, si oppone all’integrazione dei mercati dei capitali, si oppone all’emissione del debito, allora si oppone agli obiettivi dell’Unione europea.

Tradotto: o si fa come dico io, oppure non ci sarà più l’Europa così come geograficamente la conoscete oggi. E sappiamo bene che tipo di Europa ha in mente Draghi in caso qualcuno decidesse di abbandonare la nave: la stessa Europa di matrice elitaria di oggi a trazione franco-italica con i paesi del sud a bordo.

Ma questa soluzione per il nostro ex premier è quella per lui e chi lo comanda, la meno augurabile. Draghi ed il nostro deep state tutto, con buonissima parte di quello francese, desiderano gli USE con tutti gli attuali 27 paesi dentro e ben presto anche quello che rimarrà dell’Ucraina (Putin permettendo, ndr).

Ecco perché, ancora SuperMario non molla! e prova con le parole scandite a Strasburgo, al netto delle minacce, anche a tranquillizzare i falchi tedeschi su come verrà spesa la cassa comune che ha in mente di costituire al più presto.

E qui, come detto, arrivano le risposte che più interessano a noi comuni mortali non appartenenti alle fratellanze dei potenti, che ogni giorno dobbiamo reinventarci per poter mettere in tavola il pane per i nostri figli.

Leggete bene!

“È naturale che queste cifre molto elevate generino delle preoccupazioni sull’aumento del debito ed è legittimo nutrire preoccupazioni sull’emissione comune di debito, ma è importante ricordare che questo debito non è per le spese generali dei governi o per delle sovvenzioni: il suo obiettivo è attuare tutti gli scopi fondamentali per la nostra competitività futura che sono già stati concordati da tutti noi”. [1]

Eccoci serviti!

I soldi (tanti), che per i falchi – la cui conoscenza della dottrina economica vale quella del football per una Signora dei salotti buoni – sono un debito, non verranno usati dai governi locali per poveri e disperati ma solo per gli obbiettivi che i lor signori, pare abbiano già concordato tra loro.

Quali sono questi obbiettivi?

Li sappiamo ormai da tempo: politiche green per l’energia, decarbonizzazione, ricerca per l’innovazione e soprattutto the last but not the least, la difesa. Un grande e potente esercito comune, sappiamo da tempo essere la folle idea che acconpagna i giorni della menopausa di Mario Draghi.

Una armata per andare a regolare i conti con Putin e la Russia che equivale a portare il mondo dentro la terza guerra mondiale.

E paradossalmente è proprio il numero di uomini necessario a costituire un grande esercito che sta fermando la scissione della UE, che Draghi ritiene ormai inevitabile per mantenere in piedi il progetto elitario di saccheggio di popoli e nazioni, tanto caro anche ai poteri italiani.

Con i distinguo del caso tutti i principali gruppi parlamentari presenti a Strasburgo apprezzano ed parole l’Aula si dice pronta a lavorare con e per le volontà di Draghi.

La cosiddetta ‘maggioranza Ursula’ lo accoglie con favore, lascia intendere che non va considerato come ‘la Bibbia’ del nuovo ciclo, ma Popolari (Ppe), socialisti (S&D), liberali (Re) e anche Verdi non fanno mancare apprezzamento e sostegno a quello che rappresenta la base di lavoro per i prossimi cinque anni.

Per chi tiene ancora alle sovranità nazionali le lievi speranze sono riposte solo nell’ignoranza in materia economica di un francese ed un tedesco. Per ordine, Jean-Paul Garraud, deputato europeo per Rassemblement National ed esponente del gruppo dei Patrioti per l’Europa, lo dice a chiare lettere: “Il rapporto Draghi richiede miliardi che non abbiamo, e spese che verranno scaricate sulle generazioni future”. Mentre il deputato tedesco Alexander Sell (Afd/Ens), chiarisce che “non vogliamo nuovo debito comune”, e che “la Germania non pagherà per il debito di altri“. Due voci ‘fuori dal coro’, espressione dell’opposizione, di quella destra estrema ed euroscettica a cui però la presidente della Commissione europea e gli alleati hanno chiuso le porte per ogni forma di collaborazione politica.

Draghi incassa anche le leccate del capo delegazione del Pd a Strasburgo, Nicola Zingaretti e del co-presidente del gruppo Ecr e capo delegazione di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini. Una pura formalità dal momento che da noi l’ok al piano Draghi c’è già dalla sua nascita, visto che il suo confezionamento è opera diretta anche dei poteri profondi made in Italy.

Stiamo volando verso gli Stati Uniti d’Europa resta solo da stabilire il numero delle stelle da apporre sulla bandiera!

di Megas Alexandros

 

[1] Draghi non molla e all’Europarlamento avverte: “Opporsi a debito comune è opporsi a obiettivi Ue” (msn.com)

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MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte