Il debito comune in UE esiste già e i soldi li crea la commissione europea

Collocati titoli a 3 e 15 anni per 11 miliardi nella nona emissione sindacata dell’anno. Obiettivo: finanziare i Pnrr e la missione in Ucraina. Il debito totale Ue ammonta attualmente a circa 577 miliardi.

10 Ottobre 2024 | Attualità, Economia, News | 0 commenti

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Mentre sui giornali e nei parlamenti nazionali, fin dalla crisi del 2011, si discute sull’opportunità o meno di un debito comune europeo, a Bruxelles – infischiandosene letteralmente dei trattati e della sovranità monetaria dei singoli stati – hanno già speso (per quello che interessa loro naturalmente, ndr), quasi 600 miliardi di denaro nuovo, creato e distribuito direttamente dalla commissione europea.

Fa sorridere ascoltare ancora le odierne diatribe sul rapporto di Draghi sulla competitività europea, come se ancora fosse in ballo il dilemma se emettere o meno i tanto sospirati Eurobond.

E’ bene sapere che gli Eurobond fanno già parte del mondo reale dal 2021 quando, con i popoli europei ancora distratti da tamponi e vaccini, a Bruxelles si è deciso, in piena autonomia, di dare vita al piano denominato Next Generation EU.

Una vera e propria misura di spesa pubblica, presentata come l’avvio di un forte schema di investimenti comuni, per rendere l’Europa competitiva, forte e sostenibile. Le stesse identiche motivazioni che ritroviamo nel report di Mario Draghi presentato ufficialmente poche settimane, con la sola differenza che oggi si ritiene necessario elevare in modo considerevole l’importo da spendere (800 miliardi all’anno, secondo le previsioni di Draghi, ndr), mediante l’utilizzo del debito comune a livello europeo.

Riguardo al fatto che gli Eurobond esistono ed hanno già tracciato per i paesi membri la strada verso l’unione fiscale e bancaria, è confermato dalle molte emissioni di titoli da parte della commissione europea già presenti sui mercati. Naturalmente con la Banca Centrale Europea, sempre pronta ad intervenire qualora se ne presenti la necessità. La garanzia rappresentata dal whatever it takes ormai è un concetto pienamente metabolizzato persino dai muri che delimitano l’edificio dove ha sede l’Istituto a Francoforte sul Meno.

Ma soprattutto della loro esistenza, se ne accorge molto bene tutto quel mondo finanziario benedetto dal Signore – in quanto ad enormi quantità di risparmio – che seduti sul divano ricevono felicemente un flusso continuo di denaro in interessi proveniente dal possesso di detti titoli europei.

Ai tassi odierni gli Eurobond vanno a ruba e la commissione europea anche nell’ultima emissione di pochi giorni fa, è stata travolta da una valanga di richieste. Pensate che un bond europeo paga di più dei titoli tedeschi e persino di quelli francesi. Lo spread è di 44,9 punti base sul corrispettivo Bund tedesco e 3,3 punti sul OAT francese nel caso del titolo a 3 anni e di 72,1 e 1,9 punti per le obbligazioni a 15 anni.

Rispetto ai Btp invece sappiamo bene che il bond europeo paga molto meno. La narrativa la conosciamo ancora meglio: il belpaese ha un debito enorme rispetto al prodotto interno lordo e quindi, secondo la narrativa calvinista alla quale non mancano di ispirarsi le nostre fratellanze, per servire il proprio debito è giusto che gli italiani che vivono sopra le loro possibilità, si privino del loro sangue.

Di contro, la realtà ci dice che, nel nostro paese, a vivere più che decentemente sopra le loro possibilità, sono invece una ristretta élite di rentier ed il mondo finanziario nostrale, a cui va il 75% dell’importo totale che lo Stato italiano paga per interessi per una scelta ben precisa di politica fiscale dei nostri governi che da tre decadi privilegia la rendita al lavoro. E se la teoria del compianto magistrato Giovanni Falcone – follow the money – è un must sempre verde per ogni tipo di indagine, è chiaro chi siano i più interessati tra di noi a far sì che il paese rimanga dentro la gabbia di un finto debito per poter giustificare i loro enormi profitti con la novella dello spread.

Le cose sarebbero molto facili e semplici da risolvere per i governi; la soluzione esiste e si chiama ZIRP (zero interest rate policy). Sarebbe sufficiente per gli esecutivi portare i tassi a zero con un semplice decreto, per eliminare fenomeni speculativi e soprattutto per non mettere in atto quella politica estremamente regressiva con la quale consegnano enormi flussi di denaro improduttivo a chi ha già denaro, solo per il fatto di averlo.

Voi che mi leggete certamente vi state chiedendo come hanno fatto da Bruxelles a convincere quella parte del potere tedesco, da sempre contraria al debito comune, ad accettare gli eurobond. Semplice hanno detto loro che i soldi del Pnrr sarebbero stati a debito per gli stati riceventi e che ci sarebbe stato un controllo centrale attento ed accurato affinché fossero spesi in infrastrutture e crescita e non usati per la spesa corrente.

Un po’ come fu fatto a suo tempo per concedere denaro a prestito alla Grecia prodotto dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Ma allora c’era anche in aggiunta l’interesse delle banche francesi e tedesche a recuperare i soldi prestati al settore privato greco.

Altra motivazione più che convincente per quei paesi così detti falchi, è stata quella della spesa da sostenere per inviare armi in Ucraina. Messi di fronte ad un taglio sul bilancio nazionale per rispettare i parametri di Maastricht anche per i governi di Germania e Olanda è stato facile acconsentire alla creazione di denaro con un click da parte della commissione, invece che mettere le mani in tasca ai propri elettori, chiedendo soldi per andare ad materialmente ad uccidere vite umane.

Denari che poi naturalmente arrivano in Ucraina sempre sotto forma di debito, operazione che serve unicamente a conquistare una posizione di privilegio a livello geopolitico per poi gestire tutta quella redditizia fase di ricostruzione del paese.

Come vedete per la commissione europea non esiste distinzione tra paesi membri e no, che si tratti di Grecia o Italia, come dell’Ucraina (ad oggi fuori dalla UE, ndr), tutti i soldi creati dal nulla vengono poi consegnati a destinazione sottoforma di debito. Del resto la commissione non è una istituzione dotata di sovranità e nemmeno sono mai stati compiuti quei passi a livello europeo per renderla tale con funzioni legittime di governo europeo.

La commissione europea è una organizzazione di fatto privata – ne più ne meno come lo è il Fondo Monetario Internazionale o il fondo salva stati MES – che si copre dietro la sua apparente funzione istituzionale, protetta e legittimata da quel “Potere” che a livello profondo esercita il controllo sui governi nazionali e sulla Banca Centrale.

Il problema di fondo, oltre naturalmente ad aver messo in un cassetto la democrazia, non è il fatto che si spendano dei soldi in deficit a livello europeo (anche se sottoforma di finto debito, che poi sarà oggetto di un rollover infinito), ma che questi soldi appaiono e si spendono solo quando è conveniente per le élite che guidano questa unione monetaria.

Sia nelle misure di spesa effettuate fino ad oggi a livello europeo che nel rapporto di Draghi, mai si parla di spendere per dare un lavoro ed un salario dignitoso ai popoli europei. Mai in questi anni si sono messe in atto politiche di spesa per ridurre le disuguaglianze e la continua perdita di potere d’acquisto da parte delle classi medio-basse. Allo stesso modo, mai si è agito a livello fiscale per interrompere quel flusso continuo che da decenni trasferisce costantemente enormi masse di denaro dal lavoro alla rendita.

Di fronte ad una commissione europea che in antitesi ai governi nazionali, pur non legittimata dai popoli, si adoperasse verso un riequilibrio della ricchezza finanziaria sulla scala sociale del continente, contribuendo a ridare giustizia e sicurezza nel lavoro a piccole imprese, cittadini e famiglie, credo che nessuno avrebbe da ridire.

Ma, purtroppo la realtà non è questa. A Bruxelles si agisce su ordine dei potentati finanziari internazionali e nell’interesse dei poteri locali, i quali richiedono la continua svalutazione del capitale umano, per essere più facilmente controllabile, gestibile e pronto a servire i loro desideri di insaziabile accumulo di ricchezza.

Tra stamparsi i soldi in cantina a Napoli o crearli con i computer dentro le stanze della commissione a Bruxelles, non vi è alcuna differenza, ne tecnica ne di sostanza. Solo che nel primo caso, se lo fai vai in galera mentre nel secondo godi della protezione degli stati sovrani che danno valore alla valuta euro attraverso le loro leggi (corso forzoso ) e l’imposizione fiscale.

di Megas Alexandros

 

 

 

Articoli Correlati

Doctor “Pepe” or Mister Escobar?

Doctor “Pepe” or Mister Escobar?

Il mio recente articolo in risposta al giornalista-scrittore esperto di geopolitica Pepe Escobar - riguardo al tema moneta unica dei Brics - è stato...

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte