La Fornero, il debito, le tasse ed il risparmio degli italiani. Ecco la Verità!

12 Ottobre 2024 | Attualità, Economia, News | 0 commenti

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Da giorni gira sui social, corredato dei più svariati commenti, l’intervento della professoressa Elsa Fornero, ospite del programma Omnibus su La7. Parole, quelle dell’ex ministro del governo Monti, sulle quali per scindere la Verità dottrinale dalla propaganda dogmatica che da sempre avvolge temi come il debito pubblico e le tasse, non basterebbero le pagine di una tesi di dottorato.

Prima di provare a riportare al centro la Verità in materia economica e monetaria – ormai perennemente oltraggiata persino da supposti esperti e studiosi della materia come lo dovrebbe essere la Fornero – ascoltiamo le parole della professoressa, che ricordo essere laureata in Economia ed insegnante attiva di Economia politica presso la Scuola di Management ed Economia dell’Università degli Studi di Torino.

Fornero: “impossibile ridurre il debito se non si aumentano le tasse” (cliccate sulla foto per ascoltare)

Il tema è sempre lo stesso, la necessità che ogni giorno governi, stampa ed economisti mainstream ci presentano, di ridurre il debito pubblico del nostro paese. Il tutto all’interno di un corretto ragionamento di natura contabile che non manca però di prendersi gioco della nostra morale in relazione all’onorabilità dei debiti e soprattutto in modo del tutto fuorviante pone lo Stato Sovrano all’interno del sistema economico sullo stesso piano di una famiglia, una impresa o qualsiasi altro soggetto appartenente al settore privato.

Sia benedetto il funzionamento dei saldi settoriali (i settori sono: Governativo, Privato ed Estero, ndr) di un sistema economico, che la professoressa Fornero pare essersi dimenticata del tutto!

Tutto questo ragionamento intavolato dalla dama del governo Monti, seppur giusto a livello di tecnica contabile ma del tutto ingannevole verso i meno esperti in materia, in quanto alla morale calvinista a cui si ispira, come dicevamo è affetto da una considerazione di fondo che la Fornero – come molti altri del resto – evita (più o meno volutamente) di esporre e prendere in considerazione:

Lo Stato, a differenza di un cittadino, una famiglia o una impresa è il produttore in regime di monopolio della moneta e non l’utilizzatore come lo sono i primi tre.

Essere monopolista della moneta, in parole semplici e spero comprensibili a tutti, significa avere la capacità di creare denaro ed immetterlo a piacimento nelle nostre tasche con il solo atto volontario di spenderlo. Senza doverlo chiedere in prestito a qualcuno o la necessità di lavorare per procurarselo, caratteristica questa del settore privato.

Questa è la peculiarità o se volete il potere che uno stato sovrano ha sulla propria moneta rispetto al resto del mondo.

E scusate se è poco!

Parentesi! per chi volesse approfondire le proprie conoscenze su come e chi crea il denaro nel mondo moderno, consiglio di leggere questo mio articolo uscito di recente: L’Italia ha perso la capacità di emettere moneta? la risposta è no….

Compreso questo, tutti i concetti espressi dalla Fornero in tema di tasse e debito, cominciano a fare acqua e sciogliersi come neve al sole.

Intanto parlare di debito in relazione ad un qualcosa che non proviene da un prestito ma da una self-creation (auto-creazione), è del tutto improprio. Questo perché viene a mancare la figura essenziale del creditore, ovvero colui a cui nella normalità si restituisce il denaro prestato, che ha dato origine appunto al così detto “debito”.

Nel caso appunto di una self-creation, il creditore non esiste dal momento che il denaro, usando la tipica espressione inglese al riguardo, è creato out of tin air (“dal nulla”, ndr).

Insomma, parlando all’uomo della strada, il Tesoro semplicemente ha il pieno potere di ordinare alla propria Banca centrale di accreditare a piacimento qualsiasi conto del settore privato (cittadini, famiglie, imprese), con denaro creato e non prestato.

Questo potere, del tutto sovrano, di creare moneta ed accreditarla senza doversela procurare in precedenza, deriva dal fatto che lo Stato impone la sua valuta sul territorio per legge (corso forzoso) e sempre per legge, la rende necessaria attraverso l’imposizione fiscale (le tasse).

Sì, proprio le tasse, quelle che la Fornero nel suo intervento ritiene indispensabile aumentare per poter procedere alla tanto desiderata riduzione del debito pubblico in termini nominali.

E qui cade un altro mito del pensiero mainstream: quello che lo Stato necessiti delle tasse per finanziare la propria spesa pubblica. Qui anche un bambino, capirebbe che dal momento che un soggetto ha il potere di creare tutto il denaro che desidera e di spenderlo per primo, la supposta tesi di doverlo raccogliere in precedenza è priva di ogni logica razionale.

Sempre per rendere ancora più chiaro il concetto all’uomo della strada: è impossibile che io ti possa chiedere indietro qualcosa (il pagamento di una tassa nella valuta che io emetto in regime di esclusività), se prima quel “qualcosa” (la mia valuta in questo caso), non te l’abbia fornita.

Ma torniamo alle parole della Fornero, che come già accennato, in tutta onestà una verità la dice:

“Non c’è niente di fantasioso nella contabilità”

Da questa verità ne emerge un’altra, altrettanto vera: ovvero che per ridurre contabilmente il debito pubblico in termini nominali, occorre aumentare le tasse (o ridurre la spesa, aggiungo io!). Il tutto nell’ottica sempre contabile di ottenere (come suggerisce la Fornero, ndr), un avanzo di bilancio per lo Stato.

Le Verità della Fornero finiscono qua!

Sempre totalmente immersa nella narrativa delle entrate e delle uscite e dei costi ed i ricavi, che caratterizzano famiglie e imprese appartenenti al settore privato ma non gli stati, la Fornero, come già anticipato bypassa completamente il concetto fondamentale per cui la moneta moderna per sua natura risulta essere un monopolio di stato. Rendendo priva di importanza la fondamentale differenza che passa tra essere l’emettitore della moneta (lo Stato) ed il suo utilizzatore (il settore privato).

Equiparare lo stato emettitore della moneta a famiglie ed imprese, che invece soltanto la utilizzano, è ormai divenuto il dogma principale che guida il pensiero economico neoliberale sul quale è stato costruito l’attuale mondo a tinte globaliste che assegna allo Stato un ruolo di spettatore dentro i sistemi economici. Si ritiene che la mano invisibile del mercato possa aggiustare in modo automatico ogni tipo di crisi o problema finanziario che si presenti sul pianeta.

Per essere ancora più diretti, i sostenitori di questo pensiero, in modo del tutto privo di logica, sono follemente convinti o portati a propagandare per interesse personale che, un problema di mancanza fisica di soldi, possa essere risolto senza l’intervento di chi i soldi li produce (lo Stato, ndr).

Se non fosse per l’ormai provata diabolicità di chi ha interesse a far sì che queste tesi vengano applicate nel mondo reale, ci sarebbero tutti gli elementi per dichiarare clinicamente “folle” chi le propina senza la minima vergogna.

Ma torniamo alla verità contabile, espressa dalla Fornero, riguardo al fatto che per ridurre il debito pubblico occorre aumentare le tasse.

Anche qui la Fornero si dimentica qualcosa, ossia evita di spiegare cosa è contabilmente il debito pubblico. E dal momento che lei stessa ha impostato il suo ragionamento in termini contabili, una sua definizione in tal senso sarebbe stata necessaria quanto corretta. Ma questo avrebbe fatto cadere tutta la narrativa del suo intervento.

Il debito pubblico contabilmente, è al centesimo la somma della spesa in deficit che il governo effettua negli anni. Ovvero tutto quello che i governi hanno speso nel tempo sottratto quello che hanno raccolto con la tassazione.

Ora, dal momento che quando i governi spendono quei soldi vanno a finire nelle nostre tasche (quelle del settore privato) e quando i governi tassano, i soldi effettuano il processo inverso….. è chiaro che il debito pubblico – ossia il risultato della differenza tra quanto speso e quanto raccolto con le tasse – rappresenta in tutto e per tutto il denaro netto rimasto in mano a cittadini, famiglie ed imprese.

E’ di fatto quello che chiamiamo:

Risparmio privato netto

Sì, avete compreso bene, il debito pubblico corrisponde esattamente al denaro che identifica il risparmio netto del settore privato.

Ed allora visto che il settore privato le tasse le paga con il proprio risparmio (a meno di pagarle con denaro preso a prestito) – seguendo il ragionamento della Fornero – andiamo a vedere chi effettivamente detiene il risparmio netto nel nostro paese che come detto si configura in quei circa 3000 miliardi di euro che compongono il debito pubblico che la stessa Fornero ci ricorda di essersi impegnati (pur non essendoci un debitore!) a rimborsare o “ridurre” per usare le parole dell’ex ministro.

Premesso che non esiste una necessità tecnica ne sostanziale di ridurre o abbattere il debito pubblico, dal momento che come spiegato sono soldi creati dal nulla e già spesi dal governo. Allo stato di fatto rappresentano soltanto dei numeri speculari dentro i computer del Tesoro e della Banca Centrale che certificano la quantità di denaro emessa dallo Stato e non ancora raccolto con la tassazione.

Il fatto che poi su questi numeri, ovvero questo ammontare di risparmio, lo Stato decida di fornire un reddito da interesse, consentendo l’acquisto di titoli del Tesoro a chi ha risparmio, niente ha a che vedere con la fantasiosa teoria che siamo di fronte ad un debito reale.

Quanto sto affermando è facilmente provabile dai fatti che sono sotto i nostri occhi. In primis, chi acquista titoli del debito pubblico emessi dal Tesoro, lo fa con riserve (denaro) precedentemente create dentro il sistema bancario con la spesa pubblica dal governo. Stesso discorso vale anche per chi acquista dall’estero. In secundis, ancora più importante, dal momento che riguardo al nostro paese, Bankit già detiene quasi il 30% dei titoli di stato, niente le vieterebbe di acquistare il 100% e cancellare con una semplice registrazione di giro sul conto del Tesoro questi numeri.

Non sto scherzando!

Questa è una operazione fattibili con un click, che dipende solo da una decisione politica, nello specifico di politica fiscale, presa dal governo, di non concedere più un reddito a chi ha risparmio. Esattamente lo stesso tipo di decisione con la quale la Fornero chiede al governo attuale di procedere ad un aumento delle tasse per abbattere il debito.

Ricordo a tutti che la decisione di fornire un reddito a chi ha soldi in proporzione dei soldi che possiede – che oggi vale circa 100 miliardi all’anno di spesa – è proprio quella che nelle tre decadi passate ha fatto passare il bilancio dello stato, dall’avanzo (come richiede la Fornero) al disavanzo (deficit). Perché sempre per buona memoria (soprattutto per quella della Fornero), vale la pena ricordare ancora una volta che l’Italia vanta una serie di avanzi primari consecutivi di oltre 25 anni, evento che non ha pari nella storia degli stati moderni.

E proprio per questa ragione, puramente contabile (come può esserselo dimenticato la Fornero!), anche durante il suo governo, il nostro debito pubblico non è mancato di salire.

Ma torniamo alla sostanza, quella vera che la Fornero evita di affrontare. Se veramente vogliamo abbattere il debito pubblico in termini nominali (cosa che ripeto non necessaria!) – senza far morire economicamente (purtroppo alcuni anche fisicamente) la maggioranza degli italiani che sono già in stato terminale – non esiste altra strada per il nostro governo, che quella di procedere fiscalmente ad una massiccia opera di redistribuzione della ricchezza finanziaria detenuta nel paese.

In parole povere e sempre per farci intendere da chi passa per la strada, a livello macroeconomico questa operazione tecnicamente non può che configurarsi nel tassare al 90% il 5% degli italiani e tutte quelle grandi imprese e multinazionali che per lunghi anni hanno succhiato il sangue del paese, con il bene placido dei nostri governi.

Che il 5% delle famiglie italiane detiene quasi il 50% della ricchezza netta in Italia, sono i dati di Banca d’Italia a dircelo e non il Corriere dei Piccoli. Ed è sempre la stessa fonte a renderci noto che la metà più povera degli italiani, invece, ne dispone di meno dell’8%.

E’ ancora il nostro Istituto centrale a dirci che nel paese 7 famiglie su 10 hanno difficoltà ad arrivare a fine mese.

Quindi, a chi dovremmo rivolgerci per chiedere i soldi per pagare più tasse come desidera la Fornero? da questa domanda la Fornero stessa si libera con un classico: “dobbiamo rivolgerci a chi ha di più”.

Ma chi ha di più è proprio la ristretta categoria a cui la stessa Fornero appartiene e difende. Ovvero la ristretta élite di famiglie ricchissime e tutto quel mondo finanziario nazionale ed internazionale che gira intorno ad esse. Ossia gli stessi che dettano ogni decisione dei nostri governi, le quali come stiamo vedendo ci hanno portato alla drammatica situazione economica e sociale attuale, ben descritta nei numeri esposti da Banca d’Italia.

Che i nostri governi consegnano profitti colossali alle banche ed ai colossi del settore monopolistico dell’energia per poi propagandare una tassazione sugli extra profitti che mai avverrà, fa parte ormai del nostro quotidiano. Come è realtà lo scandaloso regime fiscale di favore applicato sulle transazioni di borsa (26%) ed a chi detiene Btp (12,5%), rispetto ai redditi da lavoro, dove si raggiunge una pressione fiscale complessiva che arriva a sfiorare il 70%.

Per non parlare delle multinazionali che da sempre è consentito loro di evadere il pagamento delle tasse nei paesi dove operano mediante l’utilizzo dei così detti paradisi fiscali. Pensate, solo a fine 2021 al G20 di Roma è stato raggiunto un accordo internazionale per fronteggiare tale fenomeno, facendo pagare solo ai gruppi che superano i 750 milioni di fatturato il 15% a livello di imposte sugli utili.

Naturalmente dall’accordo sono esclusi diversi settori produttivi, come quello estrattivo, quello petrolifero, quello dei trasporti marittimi e parte di quello dei servizi finanziari.

Governi come i nostri, che con le loro politiche fiscali altamente regressive, hanno privilegiato in questi anni la rendita al lavoro, è bene essere chiari, sono governi eversivi che violentano in modo brutale i principi, come il diritto e la tutela del lavoro, a cui la nostra Costituzione chiede di dare priorità.

Hai visto mai che operando a livello fiscale verso una massiccia redistribuzione dei redditi e della ricchezza dentro il paese, come appena indicato, non si riattivi quel tanto decantato effetto moltiplicatore che d’incanto potrebbe far ripartire quella crescita che giustamente, sottolinea la Fornero, oggi non abbiamo?

La domanda retorica da girare alla Fornero me la pone mio figlio, che il moltiplicatore keynesiano – quello che la professoressa Fornero certamente non mancherà di insegnare nei suoi corsi di economia – lo sta studiando adesso al suo primo anno universitario!

di Megas Alexandros

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MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte