Ursula rimanda Draghi a settembre. Il “report” spacca-UE diventa un fantasma!

La presentazione istituzionale del report di Draghi per consolidare l'Unione con esercito e depositi comuni salta, si farà a Settembre (forse). La spaccatura a Bruxelles questa volta è più grave di sempre. L'Europa verrà divisa?

12 Luglio 2024 | Attualità, News, Politica | 0 commenti

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Mario Draghi ed Ursula von der Leyen, una faccia una razza per dirla con il classico detto di quel popolo europeo (i greci, ndr) usato come cavia principe di quello che è il progetto di distruzione di popoli e nazioni, rappresentato dall’Unione monetaria europea.

Una faccia della stessa medaglia sono Mario ed Ursula, benché ne dicano le cronache che oggi si affannano a presentarli come antagonisti nella corsa alla poltrona di presidente della commissione europea che verrà decisa dalla plenaria il prossimo 18 luglio.

E’ bene ricordarlo, a chi ancora crede in una democrazia in ottimo stato di salute dentro i confini del continente europeo, il termine “antagonista” non esiste più nei luoghi dove va in scena il teatro della politica ormai pienamente gestito dal sistema di potere che con il favore delle tenebre agisce indisturbato in ogni singola istituzione.

Per stabilire che Draghi e la Von der Leyen non sono affatto nemici e come la seconda penda direttamente dalle labbra del primo, basterebbe ricordare due episodi: il primo, avvenuto il terzo giorno successivo dall’inizio dell’operazione militare in Ucraina, quando l’attuale presidente della commissione europea inviò Draghi a Washington dal segretario del Tesoro Usa Janet Yellen, appositamente per stabilire insieme tutto il pacchetto di sanzioni atte a formalizzare la guerra economica alla Russia; il secondo, quando la stessa, di fronte alle gravi conseguenze a livello economico che impattano sul continente europeo a seguito della guerra in corso ed i relativi stravolgimenti geopolitici che da essa ne conseguono, ha commissionato al nostro ex premier l’incarico di redigere un report per dettare le linee guida di quella che dovrà essere la nuova governance economica della UE.

E’ proprio su questo secondo punto che voglio concentrare le riflessioni oggetto del presente articolo. Il report commissionato a Draghi, di cui ve ne ho parlato anche in un recente articolo, e già esposto dal suo autore in diversi salotti del potere, sarebbe dovuto uscire a giugno in prima battuta, poi slittato a luglio ed ora pare essere rimandato a settembre.

E’ difficile non ricondurre tutto questo balletto di attesa al chiaro ed evidente scollamento riguardo alla vision sull’Europa del futuro che si sta palesando tra i poteri profondi nazionali che operano dentro i singoli stati membri.

Le idee ed i desideri da parte di chi ci comanda su cosa e come debba essere l’Europa da subito e per gli anni avvenire, non collimano. E’ un dato di fatto!

E certamente i 500 miliardi di debito comune per salvare l’Europa previsti dentro il piano di Draghi per condurla in tutta fretta verso il sogno delle élite italiane e francesi (cosa gradita anche dai loro sodali d’oltreoceano), che vede come meta finale gli Stati Uniti d’Europa, è ben lontano dall’essere accettato da quelli che vengono definiti i paesi nordici, con Germania ed Olanda in testa.

Se a questo aggiungiamo gli scossoni elettorali appena arrivati, con la volontà popolare chiaramente ben lontana dal voler federare l’Europa, per non parlare della inaspettata linea pacifista intrapresa dal nuovo presidente del consiglio dell’Unione europea, il sovranista per eccellenza Viktor Orbàn, appare chiaro il motivo per cui a Bruxelles si sia deciso di attendere per la presentazione del report di Draghi, onde evitarne una bocciatura definitiva già prima di sapere chi a giorni si siederà sulla poltrona oggi occupata dalla Von der Leyen.

Draghi, in veste di nostro presidente del consiglio, è stato quasi certamente il primo attore in UE nel sostenere l’invio di armi in Ucraina con il fine ultimo di sconfiggere la Russia. Se andiamo oltre, tra i contenuti del suo piano è presente anche la chiara volontà di percorrere la strada del debito comune per dotarsi di un esercito a livello comunitario.

Da una parte il Draghi guerrafondaio pronto a spendere tutto il necessario per armare il continente e renderlo pronto ad una guerra contro la Russia e dall’altra il rappresentate più in alto in questo momento della UE – il presidente ungherese Viktor Orban – che sta facendo il giro del mondo – incontrando persino il presidente Putin – per farsi promotore di un tavolo di pace.

Più scollamento di così!

Pensate, secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa, pare che la scorsa settimana fonti del governo ungherese – in quella che assume a questo punto le sembianze di una sfida vera e propria –  hanno spiegato che la presidenza di turno aveva invitato Mario Draghi a presentare il suo rapporto alla riunione informale del Consiglio Competitività che si è tenuta tra lunedì e mercoledì a Budapest, ma l’ex premier ha declinato l’invito perché “non è ancora pronto a riferire”.[1]

I mezzi di informazione main stream di casa nostra, megafono del potere, chiaramente in difficoltà di fronte ad una possibile svolta europea anti Draghi-pensiero, presentano quello che è di facile lettura, come un vero e proprio giallo.

Qui di “giallo” non c’è proprio niente ed il primo ad esserne consapevole è proprio Mario Draghi, visto che si guarda bene al momento a presentarsi nei luoghi istituzionali europei dove verrebbe quasi certamente “impallinato”.

Non solo, è talmente cosciente del problema, che nonostante le dichiarazioni di facciata rilasciate da fonti a lui vicine, dove mostra spirito collaborativo (“Siamo disponibili e pronti a corrispondere alle indicazioni che verranno dagli uffici della presidenza”) [2] – è pronto addirittura a far saltare il “banco” europeo.

Dividere l’Europa in “sottosistemi” di stati membri per esigenze elitarie di mantenimento del potere è un qualcosa che si può fare e che Draghi stesso ha già detto che farà se si presenterà la necessità di farlo:

“Ma data l’urgenza della sfida che ci troviamo ad affrontare, non possiamo permetterci il
lusso di ritardare le risposte a tutte queste importanti domande fino alla prossima modifica del Trattato.
Per garantire la coerenza tra i diversi strumenti politici, dovremmo essere in grado di sviluppare ora un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche. E se dovessimo scoprire che ciò non è fattibile, in casi specifici,
dovremmo essere pronti a considerare di procedere con un sottoinsieme di Stati membri“.[3]

Un’Europa a trazione italiana e francese con Spagna, Portogallo e Grecia a supporto, lasciando al loro destino i “barbari” del nord è già una realtà ben consolidata nella mente di Mario Draghi e delle élite che guidano e saccheggiano questi due paesi da decenni.

Cosa cambierebbe per noi popolo con questo scenario?

Niente assolutamente niente…….

Note:

[1] Ue, Draghi: report rimandato a settembre. Doveva uscire a giugno: il giallo – Affaritaliani.it

[2] Il rapporto di Mario Draghi sulla competitività presentato a settembre in attesa della nuova Eurocamera – Europarlamento – Ansa.it

[3] Mario Draghi sta tornando per passeggiare sulle macerie lasciate dalla caduta della globalizzazione – Megas Alexandros

 

Articoli Correlati

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte