Draghi, la moneta fiscale (tax-credit) e l’ignoranza in materia troppo diffusa

12 Settembre 2024 | Attualità, Economia, News | 0 commenti

di Mega Alexandros (alias Fabio Bonciani)

E’ appena uscito il report di Draghi e tutto il sottobosco di quella marmaglia di gente prestata all’economia che trova voce nell’informazione così detta indipendente, si è gettata a capo fitto a dire la sua, sulle indicazioni che Mr Britannia ci ha divinamente donato per salvare euro e tenere unita l’Europa.

Tra chi è pro e contro Draghi, indistintamente per fini di propaganda di parte, se ne sono seno lette di tutti i colori. E sinceramente, se la situazione non fosse così drammatica, ci sarebbe da farci anche delle belle e sane risate.

Uno degli argomenti principe oggetto di rivalsa nei confronti di Draghi da parte del gruppo dei critici, è quello dei ben noti crediti fiscali usati per finanziare il mai tanto discusso Superbonus-110. Strumento che Draghi ripropone nel suo report dopo averlo depotenziato durante il suo governo.

Agli amici inventori (così loro stessi, si definiscono, ndr) della così detta “moneta fiscale”, è stato sufficiente andare a pagina 38 del report di Draghi [1], per saltare sulle loro sedie, imbracciare il fucile e correre a prendersi la meritata rivincita nei confronti del nostro ex premier.

Nel paragrafo qua sopra riportato si affronta il tema dell’energia e Mario Draghi sa bene che per far riprendere competitività all’economia europea, l’elevato costo di gas e petrolio è un macigno da abbattere immediatamente.

Premesso che come più volte spiegato, tale macigno è stato posizionato sulle nostre teste da chi oggi ci annuncia di volerlo togliere, ci onora leggere che Draghi si propone di farlo attraverso le medesime soluzioni che noi studiosi della Modern Monetary Theory (MMT), già indicammo in tempi non sospetti. Naturalmente poi la “lezione” è stata ripetuta ad ogni occasione, davanti però ad una platea del tutto sorda, divisa tra chi faceva finta di non sentire e chi addirittura ci rendeva oggetto di scherno.

Ovvero, operare a livello di politica fiscale da parte dei governi è l’unico modo per riportare il prezzo di gas e petrolio ad una condizione accettabile per il nostro sistema economico.

Il fatto che non sia stato fatto prima – benché niente impedisse di farlo – è solo un “dettaglio” che rientra nella volontà politica da parte dei governi stessi (quello di Draghi compreso, ndr) di far ottenere ai loro amici, tutti quei profitti colossali che nella realtà hanno ottenuto, speculando sulla vita di ognuno di noi.

Stabilire un tetto al prezzo della rivendita delle varie fonti energetiche sul territorio, come ci indica Draghi nella prima opzione è un intervento a livello fiscale che più volte ho consigliato nei miei articoli quando ho trattato il tema in questione.

Ma la novità che ha fatto scatenare, come detto tutti i fan della moneta fiscale, è contenuta nel secondo capoverso del testo scritto in inglese sopra riportato, oggetto della seconda soluzione che Draghi fornisce per risolvere il problema dei costi energetici per imprese e famiglie:

“​​Proporre crediti d’imposta su misura collegati all’adozione di soluzioni di energia pulita da parte dell’industria o regimi di ammortamento accelerato per tali investimenti. Un quadro legislativo armonizzato dell’UE affronterebbe le preoccupazioni relative agli aiuti di Stato di tale misura. Rendendo trasferibili questi crediti d’imposta (come avviene negli Stati Uniti), diventerebbero ancora più attraenti per le aziende e gli investitori”

I più attenti ricorderanno bene le parole di Draghi, allora Presidente del Consiglio, quando in una replica al Senato del 20 luglio del 2021 pontificando sui crediti fiscali ne decretò di fatto la loro fine, con le seguenti parole:Sul Superbonus voi sapete quello che ho sempre pensato, ma il problema non è il Superbonus, il problema sono i meccanismi di cessione che sono stati disegnati“.

Ecco – tanto per tornare al tema della credibilità di Draghi, dissipando sempre più i dubbi su quelle che sono le reali finalità del suo report – la trasferibilità dei crediti fiscali (moneta) che era un problema gravissimo nel 2021, diventa oggi per SuperMario la soluzione del problema.

“Se il nemico ti copia, dopo aver denigrato le tue soluzioni, allora possiamo dire che abbiamo già vinto” – grida con forza Fabio Conditi su un articolo pubblicato sul blog scenarieconomici.it – un ingegnere, lui sì veramente prestato all’economia, che ha la presunzione di intestarsi in seconda mano, l’invenzione di un qualcosa che nel mondo esiste già da almeno cinquemila anni.

Ho provato personalmente più volte ad avvertirlo che la moneta fiat, quella che usiamo tutti i giorni e che di certo non ha inventato Conditi, è per definizione accademica un tax-credit (credito fiscale), costringendolo a riporre nel cassetto ogni sogno fatto da novello Galileo. Ma niente, non intende abbandonare il suo nirvana. Quel nirvana che pochi giorni fa, come si legge nell’articolo, lo ha persino portato in modo alquanto intrepido, a richiedere a Mario Draghi i diritti sul copyright della moneta fiscale.

La spesa che il governo italiano effettua per mezzo dei crediti fiscali in euro equivale in tutto e per tutto a spendere euro in deficit. Non esiste nessuna differenza. Mi chiedo: quando questo concetto sarà chiaro anche ai settari della moneta fiscale!?

E fin qua, pur non capendo cosa sono in realtà i tax-credit, le ragioni per attaccare Draghi sulla sua più che evidente retromarcia riguardo alla loro trasferibilità, ci sono tutte. Ma proseguendo nella lettura dell’articolo mi vengono i brividi, solo a pensare a come si possa minimamente immaginare di combattere Draghi e la sua malignità con gli argomenti che Conditi apparecchia sul tavolo.

Ricordando l’ormai famosa conferenza stampa del 2014 – quando alla domanda di un giornalista se “La BCE può mai finire i soldi”, Draghi rispose: “Beh, tecnicamente no, non possono finire i soldi. Quindi abbiamo ampie risorse per far fronte a tutte le nostre emergenze” – Conditi si interroga sul perché oggi, l’ex premier, non dice niente sulla possibilità di utilizzare il denaro creato dalla BCE per finanziare l’economia?

Ma la Bce non crea nulla, sposta solo l’esistente, in quanto a moneta!

La Bce, come del resto tutte le banche centrali del mondo, attraverso la politica monetaria non sono in grado di fornire denaro netto ai sistemi economici, per quello occorre la politica fiscale dei governi. Sono gli esecutivi che attraverso la spesa in deficit creano la moneta e la immettono nel settore privato.

Conditi, nella sua innocente ignoranza in materia, si spinge anche con effetti speciali a mostrare ai suoi lettori, quella che lui crede essere la bontà di quello che scrive:

“Ricordo – dice Conditi – che con il Quantitative easing ed i prestiti alle banche tipo TLTRO e similari, sono stati creati la bellezza di 7000 miliardi di euro nuovi di zecca, che hanno inondato i mercati finanziari arricchendo i datori di lavoro di Mario Draghi.”

Ma Santo Cielo, il Qe è una operazione di politica monetaria che ha l’effetto sia sul bilancio di una banca centrale che specularmente su quelli del settore privato, di scambiare un conto di deposito con un conto di riserva, senza aggiungere niente in aggregato. Nel concreto, pensando all’Italia: Bankit compra un Btp da Unicredit con denaro creato dal nulla accreditando il conto di Unicredit presso di essa. Alla fine del giro Unicredit ha lo stesso importo in denaro e non un centesimo di più.

Riguardo invece ai prestiti del programma TLTRO, stiamo parlando appunto di prestiti al sistema bancario, ovvero moneta-credito (non netta) a fronte della concessione di asset (titoli) in garanzia alla Bce. Liquidità che poi spesso in economie in stato recessivo come la nostra, non si trasforma quasi mai in maggiori prestiti all’economia reale.

Ormai sulla strada assodata che il denaro lo crea la Bce e non i governi, Conditi arriva alla perla finale. Vorrebbe che i 700-800 miliardi che Draghi indica come necessari alla ripresa economica in UE, fossero creati direttamente da Francoforte. Ma siccome ha una preparazione sui trattati inversamente proporzionale a quella che pensa di avere in economia-monetaria, si ricorda che l’art.123 comma 1 del TFUE vieta di prestare soldi agli Stati e la concessione di scoperti di conto e qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia.

Niente di preoccupante, la soluzione per Conditi è a portata di mano. Per aggirare l’ostacolo normativo – spiega l’Ingegnere – “basta prendere una banca pubblica come il Medio Credito Centrale, fargli prendere prestiti dalla BCE adeguati con denaro creato dal nulla, e fargli comprare titoli di stato appositamente emessi dallo Stato, magari vincolati all’utilizzo per gli investimenti previsti.” [2]

Quindi cerchiamo di capire bene! Una banca pubblica (lo Stato), dovrebbe prendere un prestito dalla banca centrale (lo Stato) per acquistare titoli di stato emessi dal Tesoro (lo Stato). Il tutto con un giro di interessi che tornerebbero tutti allo Stato.

Non vi pare la stessa cosa che uno scoperto di conto del Tesoro a tasso zero presso la sua banca centrale!?

Ovvero Conditi aggira un trattato folle che impedisce scoperti di conto agli Stati presso la Banca Centrale, con cosa? con uno scoperto di conto.

Anche il gioco delle tre carte, come la moneta fiat, Caro Conditi, l’hanno già inventato da tempo!

Se casomai Draghi leggesse questo suo articolo, lui sì che le risate se le fa! con degli oppositori alla Conditi, Draghi ce lo teniamo per altri 30 anni!

Capiamoci bene, la cosa sbagliata non è certamente lo scoperto di conto tra il Tesoro ed il suo braccio destro rappresentato dalla banca centrale, ma i trattati che lo impediscono ed i nostri governanti che aderiscono. Ma questo non cambia il fatto che a creare il denaro siano i governi e non le banche centrali, e che l’emissione di bond governativi non sia minimamente necessaria nel processo di creazione della moneta da parte degli esecutivi.

Per un ripasso della materia, su come e chi crea moneta nel mondo, Vi invito a leggere nuovamente questo mio articolo (l’invito vale anche per Conditi, ndr).

L’Italia ha perso la capacità di emettere moneta? la risposta è NO…. – Megas Alexandros

di Megas Alexandros

Note:

[1] Draghi-report-Part-B-1.pdf

[2] Quando il nemico ti copia, hai già vinto (scenarieconomici.it)

 

Articoli Correlati

Doctor “Pepe” or Mister Escobar?

Doctor “Pepe” or Mister Escobar?

Il mio recente articolo in risposta al giornalista-scrittore esperto di geopolitica Pepe Escobar - riguardo al tema moneta unica dei Brics - è stato...

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte