di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
La notte appena passata, per gli economisti come Luigi Marattin e Veronica de Romanis, due tra i più fervidi fan dell’austerità espansiva, propagandata ogni giorno sui loro profili social, non deve essere stata una notte tranquilla e serena, dopo che il loro mentore Mario Draghi, al Simposio annuale del Centre for Economic Policy Research, ha dichiarato ufficialmente che l’austerità fa decrescere.
Immagino che anche per Mario Monti ed Elsa Fornero, ora sarà molto più difficile tornare in TV per continuare a sostenere, in materia di economia, quelli che sono i dogmi neoliberisti, che hanno caratterizzato tutta la follia delle politiche messe in atto quando erano al governo del nostro paese.
Draghi è intervenuto ieri a Parigi, pensate un po’, per bacchettare l’Europa e quello stesso modello di economia che da trenta anni lui stesso ha sostenuto senza tentennamenti, sia da dentro le istituzioni europee che in quelle italiane. Sembra impossibile ma vero! la faccia e la coerenza sono due elementi che l’evoluzione naturale della specie umana, ha ormai definitivamente eliminato dalle informazioni genetiche che caratterizzano il DNA dei politici e di chi ricopre ruoli istituzionali dentro gli Stati. Su questo noi e la scienza non dobbiamo assolutamente nutrire più nessun dubbio.
“Le politiche europee hanno tollerato una bassa crescita salariale per aumentare la competitività esterna, aggravando il debole ciclo reddito-consumo, e rinunciato a usare lo spazio fiscale per contrastare la debole domanda interna“, ha dichiarato Draghi, attentando alle coronarie dell’altro Mario; Monti che di tutto punto per anni si è vantato di aver contribuito a distruggerla (la domanda interna, ndr).
“Tutti i governi disponevano di uno spazio fiscale per contrastare la debolezza della domanda interna, ma almeno fino alla pandemia hanno scelto deliberatamente (come sei lui fosse stato spettatore nelle loro scelte, ndr) di non utilizzare questo spazio, preferendo lo sfruttamento della domanda estera e l’esportazione di capitali con bassi livelli salariali: questa costellazione non sembra più sostenibile” – In pratica Mario Draghi ci confessa quello che da sempre noi diciamo: i soldi c’erano e ci sono, ma per scelta politica è stato deciso di non spenderli e far vivere una generazione (la nostra, ndr), nella rinuncia e nella ristrettezza economica più totale.
Sì, è corretto parlare di una generazione, poiché stiamo discutendo di oltre un trentennio, dove a chi è diventato uomo, entrando nel mondo del lavoro negli anni 90′, è stato precluso di vivere in quella che si definisce una buona economia e contribuire a realizzare almeno un boom economico da ricordare e lasciarne i frutti ai propri figli e nipoti.
Fin qui, ci sarebbe da dire bene! ecco che finalmente se ha capito Draghi, che è stato per tutti questi anni la stella cometa da seguire per i nostri governanti, siamo a cavallo! Finalmente si cambia rotta e possiamo prepararci da domani ad essere ricoperti di lavoro e denaro.
Niente di tutto ciò! Draghi serve il Potere non i popoli, questo non dovete dimenticarlo!
Infatti, a fronte dell’esposta ed impellente necessità di denaro, non appena si passa a come crearlo, Draghi torna nuovamente nel campo della frode:
“Se l’Ue emettesse debito congiunto, potrebbe creare uno spazio fiscale aggiuntivo“.
Come!? il denaro necessario per spendere ci sarebbe solo se a crearlo fosse il governo illegittimo di Bruxelles e non i governi nazionali! Un governo rappresentato da una commissione ad oggi priva di investitura popolare e che come testimonia Draghi, ha operato in modo disastroso in questi anni a livello di costrizioni sulle politiche fiscali dei governi dei paesi membri.
Chi ci dice come verranno usati questi 700 miliardi che Draghi intende far creare e poi distribuire da una commissione, che ha dimostrato nel tempo di agire solo nell’esclusivo interesse delle élite europee, con politiche volte ad una deflazione salariale infinita, per rendere competitivi i grandi esportatori ed arricchire il mondo finanziario.
Senza debito comune, specifica Draghi è importante “migliorare la composizione della spesa fiscale, accrescendo gli investimenti pubblici e aumentando il coordinamento tra Stati membri” – in pratica, conferma e rafforza quanto detto sopra, ovvero, niente deficit a livello nazionale e quindi niente creazione monetaria da parte dei singoli governi che dovranno continuare ad operare all’interno del pareggio di bilancio i meno indebitati ed addirittura con cospicui avanzi primari chi, come l’Italia, è fuori dai parametri di Maastricht che guidano il Patto di Stabilità.
In pratica, Draghi ci dice, che l’Euro e questo modello di Europa a trazione esclusivamente elitaria, deve assolutamente rimanere come è stato pensato e messo in pratica. Ma allo stesso tempo, con il pragmatismo che da sempre lo caratterizza, si rende perfettamente conto di quali sono i pericoli che il progetto-UE corre. L’insorgere o peggio ancora la morte del popolo schiavo, potrebbe veramente compromettere il mantenimento della rendita elitaria a cui mira il progetto stesso:
“Se l’Ue continua con il suo tasso medio di crescita della produttività del lavoro dal 2015, date le nostre società che invecchiano, l’economia tra 25 anni avrà le stesse dimensioni di oggi. Ciò significa un futuro di entrate fiscali stagnanti e surplus fiscali per impedire che i rapporti debito/Pil aumentino. Tuttavia, ci troviamo di fronte a impegni di spesa che non si ridurranno con il Pil: le passività pensionistiche non finanziate nei paesi dell’Ue vanno dal 150% al 500% del Pil, e la Commissione e la Bce stimano saranno necessari 750-800 miliardi di euro all’anno per investire in energia, difesa, digitalizzazione e R&S, e questo non include nemmeno obiettivi importanti come l’adattamento climatico e la protezione ambientale. Sono questi gli investimenti che determineranno se l’Europa rimarrà inclusiva, sicura, indipendente e sostenibile”.
Questo passaggio del discorso di Draghi, è quello che contabilmente decreta la morte del dogma dell’austerità espansiva. La quale, se perseguita ancora, decreterà anche la morte dello schiavo (il popolo, ndr). Draghi a differenza di Marattin e la De Romanis, è ben cosciente che i soldi non arrivano da Marte e che nel mondo li producono solo i governi, come è altrettanto cosciente che attraverso l’austerità, non solo non si cresce, mai è anche impossibile a livello di aritmetica contabile, migliorare i folli parametri che guidano il Patto di Stabilità.
Pretendere di crescere in termini finanziari all’interno di continui surplus governativi è come voler sollevare un secchio da terra, prendendolo per il manico mentre ci stiamo in piedi dentro.
Altro punto essenziale di cui Draghi è ben cosciente, e per questo spinge con tutta fretta, verso politiche espansive nel continente europeo, è l’imminente perdita del flusso di denaro proveniente dall’export: “Dobbiamo fare i conti con una deliberata strategia statunitense di sopprimere i surplus commerciali nei suoi principali partner commerciali” e cioè Cina ed Europa.
Di fronte ad un’Europa costretta dagli eventi geopolitici in corso a mettere in secondo piano la finanza con la quale le élite di comando pensavano di poter vivere fino alla fine dei loro giorni, Draghi fa un passaggio anche sul tema lavoro, che torna ad essere fondamentale in una Europa che se vuole sopravvivere, dovrà gioco forza tornare a produrre: “ciò che intendiamo oggi per riforme strutturali è cambiato. Dieci anni fa, il termine era per lo più limitato ad incrementare la flessibilità del mercato del lavoro e a comprimere i salari. Oggi, significa aumentare la crescita della produttività senza sostituire il lavoro, ma piuttosto riqualificando le persone”, ha sottolineato l’ex premier.
Pare proprio che Stati Uniti, Cina e Russia abbiano messo l’Europa con le spalle al muro, dal momento che Draghi si è deciso a far cadere il dogma dell’austerità espansiva, sul quale è stato costruito il fallimento del progetto europeo.
di Megas Alexandros
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