di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Alcuni anni fa c’era uno “spot” televisivo con un’altra bionda italiana che propagandava una marca di cucine come “la più amata dagli italiani”. Oggi, la propaganda di regime asservita al nostro sistema politico, fa lo stesso con la premier Giorgia Meloni.
Non passa giorno che assistiamo alla magnificazione di questa donna che, arrivata sulla poltrona di Palazzo Chigi, pare essersi resa protagonista di un “nuovo miracolo italiano”, in tema di economia e benessere del paese.
Fermo restando il fatto che i numeri certificanti i dati economici del paese smontano letteralmente la propaganda che ha girato fino ad oggi intorno a tale supposto “miracolo” attribuito al governo guidato da Giorgia Meloni. Quello che ci deve far riflettere, è come il sostegno alla nostra premier da parte di coloro che rappresentano gli interessi della parte elitaria del paese, sia ancora così imponente e massiccio, non di meno estremamente necessario ai loro interessi, tanto da ricorrere ad ogni mezzo in questa azione di propaganda.
Chi negli ultimi tempi, nelle sue apparizioni televisivi, si è speso molto in favore della figura di Giorgia Meloni come Presidente del Consiglio, è certamente Mario Monti. L’uomo del potere che più di tutti incarna il dogma di quella austerità estrema in tema di politiche economiche, volte alla distruzione di quella domanda interna che oggi si vorrebbe ricreare in Europa con il piano Draghi, è oggi uno dei maggiori sostenitori della leader di Fratelli d’Italia. E per farlo non si perita nemmeno ad esporre tesi chiaramente incongruenti per non dire fraudolente.
Poche sere fa il senatore a vita Mario Monti, ospite nella trasmissione L’Aria che tira condotta dal giornalista Davide Parenzo, si è prodotto nell’ennesimo elogio della figura di Giorgia Meloni, addirittura consegnandoli il ruolo di leader attuale più accreditato in Europa, con la prospettiva di portare il nostro paese a sostituire Francia e Germania nella loro azione di dominio a livello politico che, come sempre ci viene ricordato, esercitano da anni in UE. E per dare valore a questa sua convinzione, Monti, si fa forte di una supposta situazione finanziaria molto più solida per il nostro paese rispetto al passato.
Monti nel suo intervento, come detto, mirato ad elevare la posizione di Giorgia Meloni a leader del progetto elitario rappresentato dalla UE e l’Euro, parla della situazione finanziaria e politica dell’Italia rispetto a quella di Francia e Germania, definendo la prima “non certamente peggiore” e la seconda “nettamente migliore”.
Tralasciando l’aspetto politico, dove ormai è assodato che il nostro paese a livello, sia delle nostre istituzioni che del deep state, è pienamente allineato al progetto predatorio di cui l’appartenenza al sistema-euro è elemento imprescindibile, quello che fa specie, nelle parole di Monti, è il suo prospettare la situazione finanziaria italiana come “non peggiore” rispetto agli altri due paesi. Questo sempre naturalmente basandosi sui noti parametri, con i quali lo stesso Monti e chi per lui, in questi anni ci hanno definiti il paese più in difficoltà d’Europa per il nostro alto debito pubblico.
Nel 2011 quando Mario Monti salì a Palazzo Chigi per ordine del presidente Napolitano, costringendo il fratello Silvio e la democrazia a farsi da parte, il rapporto debito/Pil dell’Italia era al 120 per cento. L’Italia secondo tutti sarebbe stata prossima al default, con un debito pubblico rispetto al Pil doppio rispetto alle indicazioni dei noti parametri di Maastricht, che lo volevano (e lo vogliono, ndr), non oltre il 60%. Quando ad Aprile Monti se ne andò, dopo 529 giorni di governo nei quali esegui alla lettera il lavoro per cui fu chiamato – ovvero distruggere la domanda interna e quindi la vita degli italiani per gli anni avvenire – il rapporto debito/Pil era salito oltre il 130 per cento, ma l’Italia non era ancora fallita.
Oggi il rapporto debito/Pil del paese è ancora più alto, è al 137 per cento, dopo una riduzione alla quale ha contribuito in modo determinante il fenomeno inflattivo tutt’ora in corso e le politiche leggermente più espansive in fatto deficit, per fronteggiare la pandemia. Alla faccia di chi sostiene che la spesa pubblica (se fatta bene, ndr), non incide sul Pil e di conseguenza sulla follia di questo rapporto.
L’Italia come sappiamo non è ancora fallita e nemmeno nel frattempo siamo stati invasi dalle cavallette. Ma come fa Monti a sostenere il fatto che la nostra situazione finanziaria (sempre ripeto, tenendo conto dei parametri a lui tanto cari, ndr), non è peggiorata oppure peggiore di quella di Francia e Germania? 137 mi sembra maggiore di 120 non vi pare?
Allora, delle due l’una: o Monti e chi per lui mentivano prima oppure mentono oggi!
La risposta esatta è che mentiva prima e mente anche oggi. In primis perché i parametri di Maastricht, vengono usati solamente ad uso e consumo della propaganda del Potere, che serve a far accettare al popolo con rassegnazione tutto quanto di peggio possa capitare loro a livello finanziario. Del resto che tali parametri sono una totale invenzione priva di qualsiasi base scientifica è stato ormai confessato da anni, anche dallo stesso economista francese, al quale fu chiesto di inventarli dall’allora presidente Mitterand – il professor Guy Abeille.
Se tale parametro fosse un indice che porta al fallimento, l’Italia e la Grecia sarebbero già andate incontro a tale evento da tempo. Per non parlare del Giappone, il cui rapporto debito pubblico rispetto al Pil sfiora addirittura il 260 per cento.
Insomma, si procede di balla in balla e nemmeno ci si vergogna più nel sostenerle, tra l’indifferenza totale di giornalisti ed economisti ormai totalmente asserviti al progetto elitario.
In secundis Mario Monti mente anche oggi, questo perché la situazione finanziaria dell’Italia intesa come paese non come ristretta élite di comando, non è certo migliorata. I dati economici mostrano la fotografia di un disastro che sta crescendo di giorno in giorno. Sette famiglie su dieci non arrivano a fine mese (fonte Bankit), la povertà nel paese dal 2019 è aumentata del 41% (fonte Caritas), l’occupazione è sempre più precaria e nel trentennio passato il 50% più povero del paese ha registrato uno dei maggiori cali nella sua quota di ricchezza (fonte Oxford Academic).
Ma le necessità di Monti non corrispondono certo a quelle di famiglie ed imprese italiane, lui, ha il compito di sostenere i “passi in avanti” del progetto europeo, che oggi è in forte dubbio proprio per le situazioni politiche in Francia e Germania e le note difficoltà finanziarie derivanti dagli eventi geopolitici in corso che di tutta evidenza colpiscono principalmente le economie del continente. E quindi, ecco la necessità di far apparire quelli che sono i governi ormai sotto controllo in termini di sovranità, come i migliori. Questo per affidare a loro il compito di portare avanti i disegni elitari dentro le stanze di Bruxelles, affinché la UE non si spezzi e con essa si arrivi alla fine della suo moneta coloniale.
E’ Giorgia Meloni, oggi la leader più affidabile per il deep state italiano e quello europeo. Quella che non tentenna minimamente nemmeno di fronte al concreto di rischio di una guerra mondiale, quando si decide di far lanciare missili a lunga gittata all’Ucraina sul territorio russo.
La curiosità di vedere cosa farà “Giorgia sono IO”, dopo il 6 di gennaio quando Donald Trump sarà seduto nello studio ovale della Casa Bianca, vi confesso è molta. Salterà il fosso, abbandonando i vari Monti e Draghi e con loro tutto lo stato profondo italiano che l’ha fatta sedere a Palazzo Chigi con un pugno di voti mentre la maggioranza degli italiani si astiene, oppure volerà tra le braccia di Trump, cercando, con l’aiuto di Elon Musk, di recuperare da parte del Tycoon, quella fiducia che chiaramente, oggi non c’è più?
Sempre che Trump, gliela voglia concedere nuovamente. Magari ha tutt’altri progetti per il nostro paese. E non è detto che siano i migliori.
di Megas Alexandros
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