di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Ci voleva una guerra (purtroppo! ndr) e le sanzioni inflitte alla Russia, per far capire agli ignari, gli stolti ed i corrotti che il mondo fuori dagli Stati Uniti può benissimo vivere, mangiare e progredire anche senza i dollari americani.
E’ notizia di pochi giorni fa che l’uso delle valute nazionali negli accordi tra i paesi BRICS ha superato il volume delle transazioni in dollari USA. Lo ha affermato Samip Shastri, vicepresidente della Camera di commercio e industria dei BRICS – al forum “Cloud Cities” – citando il rapporto “Forum on the Future of BRICS Citiesè1”. [1]
Purtroppo, per noi italiani ricevere queste notizie è pressoché impossibile e per beneficiarne occorre opera certosina per scovarle sulle varie testate dei paesi che gravitano in area-BRICS a partire dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti. Nessun mezzo di informazione italiano né tanto meno i noti blog della così detta contro-informazione – che tanto si elevano a paladini dei popoli – ne danno notizia. E questo ci deve far riflettere su quanto velocemente la libertà di stampa nel nostro paese si stia avvicinando a quella dei più feroci regimi.
Non è tutto! La nostra stampa, non si limita soltanto a non dare notizia su un evento così importante, ma da anni si fa quotidianamente promotrice della narrativa occidentale di stampo neoliberista, secondo la quale senza le riserve di dollari, gli altri paesi del mondo non sarebbero capaci di acquisire alcunché e tanto più provvedere al benessere dei propri cittadini.
Tale narrativa, che vede la Federal Reserve (Fed) – unica produttrice del dollaro sul pianeta – equiparata ad un miniera d’oro senza fine, è addirittura propagandata persino da quei siti di informazione, che come detto si reputano “untori” della verità da infondere ai popoli.
La favola che senza dollari non possiamo comprare il petrolio – ovvero il bene più prezioso oggi per le nostre economie – abita da anni dentro la mente di ognuno di noi. E’ stata raccontata talmente bene dagli strilloni del regime occidentale, che in qualunque modo si provi a far notare a chiunque incontriamo, che le cose non stanno affatto così, veniamo derisi e sbeffeggiati in maniera categorica.
La novella è architettata con una tale diabolica perfezione – allo scopo di acchiappare anche chi non sta certamente dalla parte dei potenti – che addirittura si fa credere che gli americani brutti e cattivi (intesi come popolo, ndr), traggano un immenso vantaggio nel disseminare il mondo con i loro dollari.
Ecco perché, alla recente comparsa del fenomeno della così detta de-dollarizzazione, anche la maggioranza degli oppressi dal sistema di potere, ha fatto salti di gioia, convinti che la fine delle loro sofferenze fosse finalmente vicina.
Le cose non stanno affatto così!
Il “dollaro”, per caratteristiche tecniche e potere intrinseco, è una moneta fiat esattamente come tutte le altre presenti nel mondo. Seppur appartenente al paese più grande del pianeta per dimensioni economiche, la presenza di dollari non è assolutamente necessaria in paesi diversi agli Stati Uniti, affinché quest’ultimi possano perseguire politiche economiche interne per la piena occupazione.
Il fatto che molti prodotti nel mondo, per comodità, a partire dal petrolio, vengano prezzati in dollari, niente qualifica al “fantomatico” potere del dollaro. Misurare il prezzo di un prodotto in una valuta o in un’altra, ha la stessa valenza che misurare una percorso stradale in chilometri o in miglia. Niente aggiunge e niente toglie al peso di quella che è la reale transazione economica che intercorre tra chi acquista e vende il bene in oggetto.
Per essere ancora più chiari: che si prezzi un barile di Brent in dollari, euro o yuan, il prezzo che devo pagare ed il conseguente sacrificio richiesto, non cambia. Se poi chi me lo vende, desidera ottenere in cambio dollari anziché un altra valuta, quello che cambia è che dovrò procurami i dollari occorrenti vendendo la mia valuta. Con il risultato finale che tutto questo può (sottolineo il condizionale, ndr), avere influenza solo e soltanto sul cambio del dollaro, qualora chi riceve dollari decida di tenerseli e non venderli sul mercato.
Ma le frodi sul dollaro quale “moneta di riserva” mondiale, non sono certo finite qua. Ed udite bene, sono dirette anche al popolo americano. Questo perché la loro finalità non è quella di far prevalere un popolo sugli altri in termini di benessere, ma bensì quella di una classe elitaria sul resto dei popoli. Sono proprio le élite mondiali – detentrici della maggioranza del risparmio – a mantenere intatta la frode di una moneta necessaria e scarsa allo stesso tempo, per le loro esigenze di accumulo di ricchezza.
La de-dollarizzazione e la conseguente perdita dello status di moneta di riserva per il dollaro, viene presentata anche negli Stati Uniti come un problema imminente in relazione al servizio sul crescente debito pubblico USA. In pratica, secondo la narrativa neoliberista, se il mondo smette di detenere dollari, sarà impossibile per il Tesoro statunitense trovare chi acquista i propri bond e di conseguenza mantenere certi livelli di debito. Il probabile default degli Stati Uniti è una menzogna che trova spazio quasi ogni giorno sui nostri giornali.
Una menzogna talmente grande e facile da smontare attraverso anche una semplice analisi contabile che mostra chiaramente essere lo stesso governo degli Stati Uniti a creare i dollari con i quali gli americani ed il resto del mondo acquistano i bond identificativi del loro debito pubblico. [2]
Tutta questa panzana come se fosse il resto del mondo il produttore in esclusiva del dollaro e non le istituzioni centrali di Washington.
Se i cinesi detengono dollari, non è certo perché se li sono stampati da soli, ma delle due l’una: o hanno ceduto in cambio beni e/o servizi oppure la loro valuta. Non scappiamo da queste due alternative!
Quindi nessun problema per il debito americano – che cresce ininterrottamente da oltre 200 anni – può derivare dal fenomeno della de-dollarizzazione. Peraltro, dal momento che i problemi non esistevano quando tre decadi fa l’investimento cinese nei treasure americani era vicino allo zero, come può essere credibile esserlo oggi, che Pechino ha iniziato il percorso inverso per tornare ai livelli passati.
Da notare che il disinvestimento nel dollaro da parte dei paesi che gravitano nell’area dei BRICS, è iniziato proprio a causa di una specifica azione prodotta dal governo degli Stati Uniti in combinata con quelli dei paesi dell’eurozona, che attraverso le sanzioni inflitte alla Russia, hanno congelato tutte le riserve di dollari ed euro di proprietà del paese governato da Putin.
E’ chiaro che se il problema appena presentato fosse reale e concreto, non sarebbero stati certamente gli Stati Uniti a dare inizio alla de-dollarizzazione.
Ma il problema come abbiamo detto e stiamo vedendo non è reale, ma solo frutto, ripeto, di una frode gigantesca che da secoli tiene a mantenere intatta la novella che la moneta è scarsa ed equiparabile nella mente della gente all’oro.
I fatti ci dicono che il Tesoro USA non ha nessun tipo di problema a fronteggiare il calo di investitori esteri in dollari e nemmeno ha perso la propria facoltà di decidere il livello dei tassi nel paese. Sull’altra sponda, come evidenziato all’inizio, nonostante che in molti paesi appartenenti ai BRICS, non si usi più il dollaro, le transazioni e gli scambi vanno avanti tranquillamente ed ognuno può godere dei beni e servizi esattamente come o meglio di prima.
D’altro canto è più che evidente, il livello di benessere dei singoli cittadini non americani, non è direttamente determinato dalla quantità di dollari presenti nel proprio paese ma bensì dalle politiche fiscali che i loro governi mettono in atto con la propria valuta. Ai cinesi, come agli italiani per non dire gli indiani, non si richiede di pagare le tasse in dollari e quindi non esiste questa necessità impellente di procurarseli. Mentre di contro, esiste per costoro la necessità di procurarsi la valuta del proprio paese e quindi il bisogno di lavorare per procurarsela.
Ecco spiegato il perché ogni paese è in grado di rendere tutti occupati sul territorio attraverso la propria valuta, senza dover reperire dollari.
Nonostante le evidenze, questo articolo certamente farà risvegliare l’orgoglio dei fenomeni che si definiscono esperti in materia economica e monetaria, i quali da anni fanno da cassa di risonanza alle malsane idee neoliberal sul tema.
Già li sento pronunciare i nomi dei soliti paesi, i cui governanti corrotti – per i motivi già spiegati – hanno portato i loro paesi ad indebitarsi in dollari. Premesso che contrarre debiti in valuta è una decisione politica e non una necessità, voglio ricordare che prestare la propria valuta ad un paese sovrano, in ultima battuta, equivale a cambiare la propria valuta con la sua. Ed il solo parlare di “prestito” fra creatori di valuta ha lo stesso valore di un contagocce nell’oceano.
Le note linee swap in valuta, con le quali si sciacquano la bocca molti fanatici del dollaro per portare acqua al mulino della frode, facendo credere che abbiano natura di un prestito reale, non sono altro che un accordo tra due banche centrali per lo scambio delle rispettive valute.
Questo consente a una banca centrale di ottenere liquidità in valuta estera (in genere per soddisfare il fabbisogno delle banche commerciali del proprio paese) presso la banca centrale che emette tale valuta. La linea di swap con la Federal Reserve degli Stati Uniti permette, ad esempio, alla BCE e alle banche centrali nazionali di tutti i paesi dell’area dell’euro (Eurosistema) di ricevere importi in dollari statunitensi in cambio del loro controvalore in euro. Accordi di questo tipo fanno parte ormai da decenni della gamma di strumenti di politica monetaria a disposizione delle banche centrali.
Oggi, sia che il venditore di un bene o servizio richieda o meno dollari in pagamento, non esiste posto al mondo che quel bene o servizio non possa raggiungere. Sia che si tratti del paese più ricco e potente che di quello più povero e corrotto.
Basti pensare al bene per eccellenza, il petrolio. Anche nel posto più sperduto del mondo siamo in grado di poter fare il pieno di benzina alla nostra auto. Questo significa che, indipendentemente dal dollaro, il petrolio arriva in ogni angolo del mondo. E che in ogni angolo del mondo esiste un petroliere in grado di poter cambiare la propria valuta in dollari per acquistare petrolio, qualora il venditore richieda di essere pagato in dollari.
Tanto per continuare a smontare la narrativa, oggi forse il bene più prezioso per il funzionamento del nostro sistema economico, è rappresentato dal gas. Qualora lo si voglia acquistare a prezzo vantaggioso dal suo maggior produttore, la Russia dopo le sanzioni, non accetta più il pagamento in dollari ma richiede di pagarlo in rubli. E le nostre compagnie petrolifere per procurarsi rubli, non hanno altro modo che cedere in cambio valuta euro. Riserve in euro per di più soggette al blocco in virtù delle sanzioni.
Ma questa è un’altra storia che vi ho già raccontato!
di Megas Alexandros
Note:
[2] L’Italia ha perso la capacità di emettere moneta? la risposta è NO…. – Megas Alexandros
0 commenti