di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Se qualcuno nutre ancora dubbi sul fatto che Fabio Panetta sia un uomo di Mario Draghi e del nostro deep state, può definitivamente toglierseli leggendo il suo intervento al recente meeting dell’Amicizia di Rimini, dove dieci ministri e quattordici presidenti di Regione hanno rinfrescato le linee economiche che i nostri governi dovranno continuare a seguire per mantenere intatta la rendita elitaria che da tre decadi condiziona in negativo la vita della maggioranza degli italiani.
Il governatore di Bankit mette subito le cose in chiaro con una frase thriller, dato che la stessa contiene allo stesso tempo sia una verità assoluta che una minaccia latente: “l’Europa non può fare a meno dell’Italia ma soprattutto l’Italia non può fare a meno dell’Europa e deve continuare a rimanere agganciata al progetto comunitario rifuggendo ogni tentazione isolazionista”.
E’ chiaro che una Europa sempre più divisa al suo interno e con la sua parte orientale dove la nostalgia per Putin ed il suo gas cresce di giorno in giorno, qualora venisse a mancarle il belpaese (evento che al momento, dobbiamo essere chiari, va oltre le speranze di sopravvivenza durante una scalata dell’Everest a piedi nudi d’inverno, ndr), cesserebbe di esistere.
La fine di questa Europa, unita solo nella moneta per esclusivo interesse elitario, è l’incubo più grande che pervade le menti del nostro stato profondo. E per questo i suoi uomini non mancano occasione di ripetere alle loro platee composte di fratelli, i soliti dogmi fraudolenti che senza interruzione, da troppo tempo caratterizzano le decisioni di politica economica di ogni nostro esecutivo.
“Il problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto” [1] tiene subito a ribadire Fabio Panetta, nonostante che tale dogma sia ormai già stato catalogato da quasi dieci anni tra le frodi più grandi del nostro secolo in materia di economia, persino dal suo stesso inventore, l’economista francese Abeille.
Abeille nella sua esplicita confessione afferma chiaramente che i rapporti da lui inventati, quelli che poi sono diventati noti alle cronache come i famosi parametri di Maastricht (rapporto deficit/Pil e debito pubblico/Pil), sono privi di ogni valenza scientifica.
“Se mi chiede se la regola adottata oggi in Europa e in altre nazioni del mondo, tra cui Israele, Malesia e Cina, secondo cui il deficit di un Paese non debba superare il 3% del Pil abbia basi scientifiche le rispondo subito di no. Perché sono stato io a idearla, nella notte del 9 giugno 1981, su richiesta esplicita del presidente François Mitterrand che aveva fretta di trovare una soluzione semplice che mettesse rapidamente un freno alla spesa del governo di sinistra che nel frattempo stava esplodendo” [2]
Nonostante l’evidenza, il nuovo Patto di Stabilità recentemente confezionato dalla commissione europea e puntualmente ratificato dal nostro parlamento si fonda ancora sui medesimi parametri e come si può ben vedere, non l’uomo della strada ma bensì il governatore della nostra Banca Centrale ne magnifica ancora la necessità del loro perseguimento.
In un paese normalmente democratico e dotato di un minimo di stampa libera ci saremmo aspettati almeno una domanda sul punto, rivolta al nostro Governatore.
Ed invece niente di tutto questo! del resto se World Press Freedom Index 2022 – l’annuale rapporto sulla libertà di stampa di Reporter sans frontières – classifica il nostro giornalismo appena dietro quello di Romania e Macedonia del Nord e poco sopra a Niger, Ghana e Kosovo, una ragione di fondo, pur ci sarà!
Ma le perle di Panetta non sono certamente finite qua. In un discorso che ha lo scopo di far ben assimilare alle nostre fratellanze quella che dovrà essere la nuova ed imminente governance europea – già disegnata da Mario Draghi nel report che presto verrà ufficializzato anche nelle stanze di Bruxelles – il capo di Bankit non poteva non toccare il tema degli interessi sul debito e quello dell’unione fiscale e bancaria.
Panetta, quasi come se fossimo vittima di un evento atmosferico catastrofico, ci fa notare che improvvisamente da due anni la spesa per interessi a servizio del nostro debito pubblico è salita così tanto da raggiungere quella per l’istruzione dei nostri figli.
Anche qua, se ci fosse un barlume di giornalismo libero, qualcuno dovrebbe alzarsi in piedi e far notare al governatore che tale innalzamento dei tassi, è direttamente prodotto dalla decisione, unicamente politica e non tecnica, proveniente da Francoforte.
Nei fatti, è lo stesso Panetta, in qualità di governatore di Bankit e membro della Banca centrale europea (Bce), ad aver preso la decisione di alzare i tassi e rendere più cari anche i costi di finanziamento per le imprese, oltre che quello relativo al debito dello Stato.
“Un debito elevato rende più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l’incentivo a investire; espone l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari. Sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo. L’Italia è l’unico paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione”. [3]
Tutto questo ha dell’incredibile, proprio perché di fronte ad un silenzio assordante si riesce a far passare delle frodi conclamate come verità assolute. Pur di fronte alla realtà vissuta che ci mostra come fino a due anni fa e per ben dodici anni i tassi sono stati mantenuti pressoché a zero, attraverso le azioni di politica monetaria, che Mario Draghi prima e la Lagarde poi, hanno messo in atto.
Non mi stancherò mai di ripeterlo, è il monopolista della moneta che decide se pagare o meno interessi attraverso una semplice decisione di politica fiscale intrapresa dal governo. I tassi possono essere mantenuti permanentemente a zero per mezzo di un semplice decreto, gli stessi decreti con i quali si decide di alzarli ed abbassarli. Il tutto all’interno di un finto gioco di previsioni con il quale si riempiono quotidianamente le pagine dei giornali. Un teatrino di cui si nutre la grande finanza speculativa per accumulare denaro a danno di chi realmente lavora.
L’Ue, continua Panetta: “si trova ora di fronte a sfide sia interne sia esterne” di fronte alle quali i governi europei – evidentemente anche quello italiano – hanno il compito di non disperdere lo slancio verso l’integrazione dell’Ue e di proseguire lungo il percorso comune”.
Come detto, anche Panetta, in qualità di rappresentante dei poteri italiani, è ben cosciente delle divergenze interne alla Ue. Tanto che evidenzia chiaramente come le stesse rappresentino delle “sfide interne” da combattere e vincere per arrivare ad una integrazione totale dell’Europa conferendole quella sovranità di cui oggi non dispone.
Panetta definisce “semplicemente un’illusione” che l’area euro possa funzionare efficacemente senza una capacità fiscale comune. Come del resto spinge fortemente anche per l’unione bancaria. Tutti temi che sono contenuti dentro il report di Draghi in base al quale verrà ridisegnata la governance europea, secondo i desideri di chi ci comanda.
E’ chiaro come una unione monetaria senza quella fiscale e bancaria non possa funzionare. Noi che da anni studiamo i framework di Warren Mosler e la Modern Monetary Theory (MMT), lo sappiamo benissimo e nonostante lo abbiamo fatto presente da tempo, nessuno fino ad oggi ci ha ascoltato.
Sentire Panetta, che però abbina tali verità alle frodi di cui sopra, non può farci stare tranquilli.
I Poteri italiani sono ad un bivio e pur di non perdere la narrativa dell’Euro e dell’Europa brutta e cattiva, con la quale hanno imposto al paese una scarsità di moneta senza precedenti, sono disposti anche a rivedere certi concetti di dottrina economica negati fino ad oggi. Ma tutto questo, sia ben inteso, sempre ricondotto al mantenimento del Potere dentro le stanze di Bruxelles e Francoforte, in modo da poter agire poi indisturbati dentro il paese per i loro interessi come ormai fanno da troppo tempo.
Con un Italia ipoteticamente fuori dall’Euro, sarebbe estremamente difficile per i nostri politici continuare a giustificare alla massa la scarsità di moneta, mantra con il quale fanno vivere gli italiani dentro la favola del debito pubblico e la drammaticità di un debito privato che sempre più strozza famiglie ed imprese.
Dulcis in fundo non poteva mancare il riferimento alla necessità di accumulare migranti nel paese. Gli italiani non fanno figli e quindi sono a rischio le pensioni, questa è la paura che lo stato profondo prospetta agli ignari per far accettare di vivere le loro vite affianco di disperati che lasciano i loro paesi per gli stessi motivi per cui oggi i nostri giovani lasciano l’Italia:
ovvero, alla ricerca di lavoro e dignità!
Anche qui torniamo sempre a dover rendere chiara la frode di certe affermazioni, in questo caso sponsorizzate con forza e per voce di Panetta.
Per pagare le pensioni ed avere un sistema pensionistico efficiente, la materia prima non sono i migranti, ma bensì i soldi.
E questi, al momento, nel nostro paese, è bene essere chiari li produce in via esclusiva, Panetta in combinata con il nostro governo. [4]
Resta difficile immaginare il migrante che arriva in Italia dopo aver bonificato ingenti somme di denaro dentro le nostre banche, pronti ad essere investiti nel nostro sistema economico per contribuire a rimpinguare le casse dell’INPS.
Anzi, il migrante cerca lavoro. E lo cerca in un paese dove la disoccupazione e la precarietà nel lavoro è ai livelli più alti mai raggiunti negli ultimi trenta anni. Questo per le note politiche austere che hanno privato la nostra economia della liquidità necessaria per poter andare avanti senza andare incontro all’immane numero di fallimenti di cui il nostro paese è stato vittima.
Ricordo che la disoccupazione involontaria, per provata identità contabile, è sempre e soltanto una conseguenza di un deficit troppo basso da parte dei governi.
Quindi torniamo sempre allo stesso punto, ovvero alla manifesta frode sulla scarsità della moneta, di cui anche Panetta non sembra essersi redento.
Allora a cosa servono i migranti?!
Servono principalmente a deflazionare ancor di più di quanto lo sono, i salari degli italiani. Meno opportunità di lavoro e più lavoratori disponibili a lavorare, con uno stato inerte, hanno la logica conseguenza di indirizzare la curva dei salari verso lo zero, ovvero verso il sogno ultimo e più libidinoso del Vero Potere:
la schiavitù!
di Megas Alexandros
Note:
[1] Panetta: ‘Panetta: ‘L’Italia spende per il debito quanto per l’istruzione” | ANSA.it
[4] L’Italia ha perso la capacità di emettere moneta? la risposta è NO…. – Megas Alexandros
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