La Bce esalta la premier Meloni per il boom sui Btp. La “farsa” continua!

A Francoforte esaltano la legge di bilancio appena varata dal governo italiano, che a detta loro sarebbe la causa delle aste da record sui nostri titoli e la riduzione dello spread con il bund tedesco. Sarà davvero così? oppure c'è da preoccuparsi?

15 Gennaio 2025 | Attualità, News, Politica | 0 commenti

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Come al solito quando si leggono i titoli di giornale che esaltano l’operato dei governi italiani, dobbiamo sempre domandarci se è il caso di esultare anche noi cittadini oppure se al contrario dobbiamo iniziare a preoccuparci. A maggior ragione quando la propaganda usa le istituzioni europee per magnificare le doti, alquanto nascoste, dei nostri esecutivi.

Non è passato il tempo di far digerire agli italiani l’ennesima austera manovra di bilancio intavolata dal governo in carica, che subito arrivano gli elogi dei portavoce dell’Istituto centrale con sede a Francoforte, decorati dalle solite novelle che ci raccontano sul gradimento dei mercati sui nostri titoli del debito pubblico e l’andamento dello spread con gli omologhi tedeschi.

Dunque, aste da record sui Btp e spread in calo, secondo la Bce e la stampa di casa nostra, sarebbero tutto merito delle abilità di governo di Giorgia Meloni. Una donna che si sta facendo apprezzare per la sua “scaltrezza” nel relazionarsi al meglio con i “potenti”, ma che, certamente non ha mai mostrato molto feeling con la materia economica, quali abilità potrà mai avere in tema di spread?

In effetti, per chi “mastica” almeno un po’ la materia, non è difficile certificare che siamo di fronte all’ennesima “farsa” propagandistica per magnificare l’operato di un altro governo gradito ai poteri forti italiani.

Andiamo in ordine: in prima istanza, il ridimensionamento del differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi, non è conseguente, come auspicabile, ad una riduzione in termini di tasso dei rendimenti dei Btp, ma bensì all’impennata dei rendimenti di quelli tedeschi; in subordine, il gradimento in asta da parte dei risparmiatori è invece direttamente riconducibile alla decisione da parte della Bce di alzare i tassi e non a particolari misure intraprese dal governo, che, anzi si trova a dover pagare di più in termini di spesa per interessi. Non occorre essere scienziati per capire che rendimenti più alti siano ben graditi a chi investe i propri risparmi.

Quindi, a meno che non si consideri una dote della Meloni, quella di servire gli interessi dei grandi risparmiatori – ai quali si consegnano fiumi di denaro prelevato dalle tasche di chi lavora in Italia – non vedo quale altra dote si possa attribuire alla nostra premier in questo caso.

Per essere ancora più chiari, l’impatto sul bilancio dello Stato della spesa per interessi durante il governo presieduto dalla Meloni, è notevolmente più elevato rispetto agli anni precedenti. E questa non è certo una buona notizia per la maggioranza degli italiani che oggi, dopo anni di politiche di austerità spinte all’estremo, sappiamo privi di risparmio e con occupazione alquanto precaria. Tassi più alti, come detto, significano una maggiore spesa per interessi, che per un governo come il nostro, autocostretto a rispettare le rigide regole di bilancio dettate dal Patto di Stabilità, si traducono in tagli di spesa per servizi e investimenti. Ovvero si penalizza tutta quella spesa pubblica produttiva per fornire un reddito a chi ha già abbondante risparmio per vivere in condizioni più che agiate.

Non solo, tassi più alti, costringono anche cittadini e famiglie a veder ridurre la loro capacità di spesa per far fronte a rate di mutuo sempre più alte. Mentre le aziende, per gli stessi motivi, a ribaltare il maggior costo sul prezzo finale di vendita dei beni e servizi prodotti, aggravando così anche il fenomeno inflattivo in corso, che ricordo essere di origine esogena.

Storicamente, lo spread si è impennato ogni volta che l’Italia ha cercato di prendere le distanze dai dettami di Bruxelles, toccando il suo massimo nel 2011, quando Berlusconi fu costretto a lasciare il posto a Mario Monti. E poi si è pressoché stabilizzato, salvo alcuni brevi balzi in concomitanza con le dichiarazioni propagandistiche anti-UE del “Salvini” di turno, puramente a scopo elettorale. E’ chiaro quindi che nessun merito è attribuibile a chi ci governa per la discesa dello spread, se non quello di eseguire alla perfezione i dettami provenienti dalla commissione europea e dalla Bce. Tutto questo tenendo sempre ben presente che non è lo spread in sé per sé, a impattare sul bilancio dello stato e quindi sulle nostre vite, ma bensì, quello di cui dobbiamo tener conto è il livello dei tassi. E quest’ultimi, abbiamo ormai imparato sono decisi direttamente dalla Banca Centrale Europea, all’interno del mandato conferitogli dai governi dei paesi membri.

A conferma di quanto appena descritto, c’è un ulteriore elemento che ha inciso in modo determinante sulla traiettoria al ribasso dello spread, sempre ad opera della Bce. Per quanto Francoforte abbia infatti dato il via al piano QT-Quantitative Tightening – per quanto dunque il QE tradizionale sia stato dunque mandato in soffitta – un altro bazooka monetario ha continuato in tutti questi anni a fare da scudo anti-spread: il PEPP o anche il QE pandemico. Con questi programmi, la Bce ha continuato infatti a fare shopping di titoli di stato italiani e allo stesso tempo, rallentando gli acquisti sul fronte tedesco, ha fatto in modo che lo spread si riducesse.

In definitiva, l’azione chirurgica messa in atto da Francoforte acquistando titoli sul mercato secondario, è a tutti gli effetti un’arma in mano al sistema elitario che ci comanda, per piegare ai propri voleri quei governanti che, naturalmente sono disposti a farsi piegare, poiché anch’essi espressione dei medesimi poteri.

Altro che doti magiche attribuibili a Giorgia Meloni e al suo governo, qui stiamo consegnando da decenni migliaia di miliardi di euro a mondo finanziario e grossi risparmiatori. Tutti soldi che vengono tolti a chi realmente lavora e agli investimenti per ottenere una reale crescita del paese e del suo benessere.

di Megas Alexandros

 

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MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte