di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Il governo privo di sovranità popolare di stanza a Bruxelles è ormai a tutti gli effetti uno vero e proprio stato profondo dentro l’Europa. Seppur nella frode di quelle che sono le idee economiche in tema di moneta e regole per gli stati, fino ad oggi la commissione europea poteva apparire ai più fiduciosi come un organo tecnico. Le azioni messe in atto in questi ultimi mesi rafforzano invece come il suo agire è totalmente a carattere politico. Ovvero, si decide non in base ai numeri ma a quello che fa comodo.
Niente di male ci sarebbe se si decidesse in base a quello che fa comodo ai popoli europei. Ma, come la storia di questi decenni ci dimostra, a Bruxelles mai una decisione è stata prese con questa finalità.
Improvvisamente, come detto, a Bruxelles i numeri in termine di debiti pubblici degli stati e deficit dei governi non contano più, ed i paesi che prima erano considerati il fiore all’occhiello della UE, oggi si vedono bocciate le loro leggi di bilancio. Di contro quelli che erano l’ultima ruota del carro, con grande sorpresa sono saliti sul podio.
Doppio esame superato per l’Italia alla prima procedura di giudizio, da parte della Commissione europea, sui piani di bilancio in base alle nuove regole del Patto di Stabilità e di crescita, manovra inclusa. Dunque la Penisola viene giudicata adempiente, insieme a Grecia e Francia (altri due Paesi a debito galattico), sui requisiti dei piani di bilancio pluriennali assieme a 20 altri Stati, su un totale di 22 programmi finora presentati. E dunque, la legge di Bilancio italiana incassa un sì decisamente pesante.
Ed ecco la sorpresa. Tra i Paesi cosiddetti frugali, invece, Germania e Finlandia “non sono pienamente in linea”, e anche l’Olanda è fuori asse con le raccomandazioni. Estonia, Germania, Finlandia e Irlanda sono state valutate dalla Commissione come “non completamente in linea con le raccomandazioni di bilancio specifiche per paese, poiché si prevede che la loro spesa netta annuale (per Finlandia e Irlanda) e cumulativa (per Estonia, Germania, Irlanda) sia superiore alle rispettive soglie massime”.
Brinda il ministro del MEF Giancarlo Giorgetti, che è l’architetto di questa manovra a tinte austere in perfetta linea con quelle passate, nonostante che il commissario UE uscente Paolo Gentiloni, tenti di farla apparire propedeutica ad un recupero del potere d’acquisto delle famiglie, solo perché, secondo le stime della commissione gli investimenti pubblici passerebbero (pensate un po’!) dal 3,5 al 3,8 del Pil.
C’è chi addirittura, facendo ricorso alla filosofia indiana, si sbilancia affermando che il “karma” ha fatto il suo ingresso in Commissione Ue visto che sono stati proprio i paesi frugali come Germania e Olanda a premere per avere regole particolarmente rigide quando si è strutturato il nuovo Patto di stabilità.
E’ bene esserne consapevoli, dentro i palazzi di Bruxelles nessun tipo di filosofia ha mai messo piede, tanto meno la democrazia. Semplicemente è cambiato il vento che muove le decisioni che vengono prese esclusivamente nell’interesse dell’élite di comando. Oggi, come spesso ricordato, gli eventi geopolitici in corso – a partire dal nuovo mondo multipolare che si sta formando intorno ai BRICS Plus per finire ai movimenti in corso relativi ad un cambio di forze dentro il deep state USA che da un secolo guida il mondo occidentale – mettono la UE di fronte ad un necessario ripensamento di quel mondo che le élite si erano create a loro uso e consumo. Come ricordato più volte anche da Mario Draghi, l’Europa delle élite che vive con l’unico scopo di difendere la propria rendita di posizione a discapito della gente, difesa dall’esercito americano sotto “l’ombrello” della NATO, con il gas russo a basso costo per ogni loro esigenza e la produzione relegata sul territorio cinese, non esiste più.
E’ chiaro che per ricostruire esercito, apparato produttivo ed una qualsiasi forma di energia, occorrono investimenti da parte dell’Europa. Quindi spendere!
Per spendere occorrono i soldi ed ecco che improvvisamente anche a Bruxelles si ricordano che i soldi non sono un problema per chi li crea dal nulla, in quanto detentore del monopolio della propria valuta. Ecco qua che improvvisamente appaiono gli 800 miliardi all’anno del piano Draghi, necessari per tornare ad essere competitivi con il resto del mondo. Solo che, questi soldi non devono assolutamente finire nelle tasche dei popoli, altrimenti si distruggerebbe il motivo principale per cui è nata questa Unione europea: ovvero tornare al medioevo in termini di concentrazione della ricchezza in pochissime mani e diritti elitari sulla vita dei sudditi.
Per mettere in piedi il piano Draghi però occorre che la UE faccia un passo avanti a livello di acquisizione di quei pezzi determinanti di sovranità ancora mancanti. Meglio ancora, vista l’evidente azione politica che svolge, se la commissione europea riesce ad ottenere anche quella sovranità popolare che alleggerirebbe di molto la posizione dei suoi membri, di fronte ad un tribunale. Questo è il problema che in questi mesi disturba le notte insonni dei poteri che ci guidano. Soprattutto le resistenze che una parte dei poteri interni che guidano Olanda e Germania, mostrano nel mettere le loro casse in comune con quelle degli altri paesi.
Insomma, di debito pubblico comune, unione fiscale e bancaria per arrivare agli Stati Uniti d’Europa, c’è ancora chi in UE non ne vuole sapere e stante l’unanimità per arrivare a partorire certe decisioni, questo è un grande problema.
Ecco che ora il “karma” che improvvisamente pare aver messo piede dentro la commissione, comincia ad avere un senso ed una sua ragione più che evidente, che esula dalla filosofia. La bocciatura delle leggi di bilancio dei paesi frugali dei giorni scorsi, ha lo stesso significato politico delle passate bocciature di quelle di Grecia ed Italia: ovvero piegare alla volontà di Bruxelles quei paesi che non intendono piegarsi.
Del resto, come evidenziato in un articolo uscito alcuni giorni fa, anche la Bce ha iniziato la sua opera di martellamento contro questi paesi. Tutto torna ed è in linea con l’agire dello stato profondo che guida i paesi europei.
La conferma dello scollamento dentro la UE, è arrivata ieri l’altro, quando per salvare la maggioranza-Ursula, ovvero il governo abusivo europeo, che sostiene la linea Draghi, è intervenuta la fedelissima Giorgia Meloni. Il nostro premier, che a Luglio scorso durante la votazione per la nomina di Ursula von der Leyen a presidente della commissione, poté salvarsi in calcio d’angolo, non votandola, forte del fatto che i numeri per eleggerla c’erano già, a questo giro non ha potuto fare a meno di prestarsi attivamente per far nascere la seconda commissione presieduta dalla von der Leyen.
Il 1 dicembre inizierà a Palazzo Berlaymont uno dei mandati quinquennali più incerti e complicati della storia politica europea, con un margine fortemente risicato, di appena 25 voti. Si tratta del peggior risultato di sempre nella storia europea ed a non rendere possibile che la maggioranza-Ursula e con sé tutto il progetto europeo cadesse, pensate un po’, il contributo decisivo è stato fornito proprio dal nostro governo che oggi è composto da quei partiti che da sempre si dichiarano i più sovranisti.
Se ancora oggi, dopo tutte queste evidenze, non vi è chiaro che in UE non ci tengono Germania ed Olanda, ma i poteri profondi italiani che governano a Roma per mano dei nostri politici, non so più cosa altro volete a dimostrazione!
Se realmente vogliamo un cambiamento, dobbiamo assolutamente abbattere il sistema dei partiti che è l’anello massonico di congiunzione, tra le istituzioni ed i poteri che guidano il paese.
di Megas Alexandros
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