di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Quando si dedicano tutte le nostre forze a cercare di far capire l’inganno a chi lo ignora, e di contro non si ottengono risultati; è chiaro che la rassegnazione prende il sopravvento. Ed è proprio sulla nostra rassegnazione che il “Vero Potere” gioca costantemente tutte le fiches a sua disposizione per essere sicuro di incassare il piatto, consistente nel perenne mantenimento del controllo della moneta e delle nostre vite.
Chi durante la propria esistenza si azzarda a toccare l’argomento moneta, è deriso prima, sbeffeggiato poi e messo da parte per sempre attraverso la damnatio memoriae. La “condanna della memoria“, ovvero la totale e deliberata cancellazione di uno specifico individuo dalle fonti storiche, attuata con l’alterazione, abrasione o distruzione di ritratti, iscrizioni e altri documenti. Questa era la pena a cui – dall’antico Egitto, passando per la Magna Grecia fino ad arrivare all’Impero romano – venivano sottoposti i faraoni, i filosofi e gli imperatori che non si allineavano ai desideri del Potere.
Se con il tempo l’essenza della sua locuzione latina e le conseguenze della pena, sono rimaste intatte per i comuni mortali (alla Megas tanto per intendersi!), di contro, si sono intensificati in fatto di crudeltà – di pari passo con il sistema di Potere che da sempre li impartisce – i segni sulla pelle per gli appartenenti al Potere stesso: Aldo Moro e Jhon Fitzgerald Kennedy, sono soltanto due degli esempi più concreti di cosa può accadere a chi appartiene a certe fratellanze ed una volta sedutosi sulle poltrone di comando, provi a cambiare la direzione dei venti, spiegando alla gente cosa sono nella realtà la moneta ed il debito pubblico.
Figuriamoci se Jerome Powell, oggi a capo dell’Istituzione bancaria più importante al mondo, la Federal Reserve, all’interno di quello che è il dibattito sull’esplosione del debito pubblico degli Stati Uniti, possa distaccarsi da quella che è la solita novella che ogni giorno ci viene raccontata per farci credere che soldi non ce ne sono più e che è necessario prenderli a prestito da chi gentilmente ce li offre. Arrivando persino a giocare in modo diabolicamente sporco con la nostra psiche, caricandola del rimorso fin nell’oltretomba, che sarà onere dei nostri figli doverli restituire.
E’ raro che un governatore di una qualsiasi banca centrale si sporchi le mani intervenendo nel dibattito ed è ancora più raro che a farlo sia il governatore della Fed. Evidentemente la novella, che grazie anche al nostro paziente lavoro (consentitemi il narcisismo), a quanto pare sta raggiungendo livelli minimi di credibilità tra la gente, è tale da richiedere l’intervento diretto persino del diavolo.
Sinceramente, se l’intervento del diavolo, arrivati a questo punto non mi sorprende affatto; quello che invece mi stupisce (in senso più che positivo), è il tweet di risposta del mio maestro – padre fondatore della Modern Monetary Theory (MMT), Warren Mosler – direttamente indirizzato alle parole del diavolo fatto governatore, riportate in questo articolo che vi ripubblico qua sotto (opportunamente tradotto) ed apparso, pochi giorni fa, sulla rivista economica statunitense Fortune, a firma Will Daniel. [1][2]
Di fronte ad un Jerome Powell, sempre più allineato al pensiero unico fraudolento di una moneta che nasce falsamento a debito, anche il sempre pacato e ben pensante Warren Mosler, non può fare a meno di trattenersi da non mandargliele a dire dietro:
“Sono d’accordo che sia ora di una conversazione da adulti. Gli ho offerto un briefing sulla MMT per telefono e ho sentito che è stato rifiutato perché tali chiamate vengono registrate affinché tutti possano vederle e il mio nome sul registro potrebbe innescare un collasso monetario. Seriamente!!!”
Addirittura il nome di Mosler dentro una telefonata a Powell potrebbe innescare un collasso monetario!
Sì, forse per quell’1% della popolazione mondiale che detiene quasi il 50% della ricchezza planetaria. A questo molto probabilmente intendeva riferirsi il governatore della Fed; che sappiamo essere lì, appositamente per difendere questa ristrettissima categoria.
Negli anni, durante i miei confronti con Mosler, ho sempre manifestato il mio stupore di fronte al fatto che, personalità dotate di above average of intellect, come banchieri centrali e politici di primo piano, non riuscissero a comprendere la vera essenza della moneta e del debito pubblico. E lui, sempre mi ripeteva di trovarsi di fronte a gente che veramente non riusciva a comprendere.
Evidentemente anche Mosler sta cominciando a cambiare idea, rispetto all’onestà intellettuale di molti suoi interlocutori!
Insomma, se il governatore della Fed trema al sol parlare al telefono con Warren Mosler….. beh! che dire, è la certificazione che tutti aspettavamo:
La MMT e Mosler hanno fatto centro su moneta e debito e di conseguenza fanno veramente paura al Vero Potere!
Dopo che Jamie Dimon ha messo in guardia contro la “ribellione” del mercato contro il debito nazionale di 34mila miliardi di dollari, Jerome Powell della Fed afferma che è giunto il momento per una “conversazione adulta” sulla politica fiscale insostenibile.
Con il debito nazionale degli Stati Uniti che si avvicina ai 34,2 trilioni di dollari, alcune delle più grandi figure del mondo della finanza hanno parlato apertamente. Ma pochi si aspettavano che il presidente della Federal Reserve Jerome Powell affrontasse la questione, almeno fino a questo fine settimana, quando Powell ha parlato del debito nel programma 60 Minutes Sunday della CBS. “Nel lungo periodo, gli Stati Uniti si troveranno su un percorso fiscale insostenibile”, ha avvertito Powell.
Anche se l’economia statunitense ha evitato una recessione ampiamente prevista nel 2023, la spesa pubblica record e le minori entrate fiscali hanno portato il debito nazionale a salire ai massimi storici. E questa tendenza è continuata anche quest’anno. Il rapporto debito pubblico/PIL degli Stati Uniti, una misura del debito pubblico totale rispetto alla crescita economica, è aumentato da poco più del 100% nel 2019 a oltre il 120%. Si tratta di un valore in calo rispetto al picco del 133% registrato durante l’era Covid, ma, come ha affermato Powell, il debito pubblico sta ancora “crescendo più velocemente dell’economia”.
Ciò significa che ormai “è giunto il momento di tornare a una conversazione adulta tra funzionari eletti su come riportare il governo federale su un percorso fiscale sostenibile”, ha affermato Powell domenica.
“Prendere in prestito dalle generazioni future”
È raro vedere un funzionario della Fed discutere di politica. Dopotutto, la banca centrale americana dovrebbe essere un’istituzione apartitica e indipendente. Powell lo ha ribadito nella sua intervista a 60 Minutes nel fine settimana, dicendo: “Per lo più facciamo del nostro meglio per non commentare la politica fiscale e istruire il Congresso su come svolgere il proprio lavoro, quando in realtà sono loro a supervisionarci”.
Ma quasi subito dopo quella dichiarazione, Powell ha criticato i legislatori per aver “preso effettivamente in prestito dalle generazioni future” con le loro politiche “insostenibili”. “È tempo per noi di tornare a dare priorità alla sostenibilità fiscale”, ha aggiunto.
Il presidente della Fed Powell si unisce a una serie di critici della politica fiscale e dell’aumento del debito nazionale, tra cui il CEO di JPMorgan Chase Jamie Dimon. Dimon, ha avvertito il mese scorso che l’economia degli Stati Uniti è diretta verso un “precipizio” se non si fa qualcosa per affrontare l’eccessivo peso del debito del governo federale.
“Vediamo la scogliera. Sono passati circa 10 anni. Stiamo andando a 60 miglia all’ora [verso di esso]”, ha detto in un panel del Bipartisan Policy Center. Dimon ha sostenuto che i legislatori statunitensi dovranno modificare l’attuale percorso di spesa e controllare il debito nazionale, altrimenti potrebbe scoppiare una “ribellione” tra i proprietari stranieri di titoli di Stato statunitensi.
Altri pesi massimi di Wall Street criticano da anni l’aumento del deficit federale. Mark Spitznagel, fondatore e chief investment officer dell’hedge fund privato Universa Investments, ha dichiarato l’anno scorso a Fortune che stiamo vivendo “la più grande bolla creditizia della storia umana”.
“E questa non è la mia opinione, sono solo numeri”, ha detto. “Non c’è dubbio sul fatto che stiamo vivendo in un’era di leva finanziaria, un’era di credito, e ciò avrà le sue conseguenze”.
Anche Ray Dalio, fondatore del colosso degli hedge fund Bridgewater Associates, ha messo in guardia sui problemi della birra. A dicembre aveva sostenuto che il governo degli Stati Uniti stava raggiungendo un “punto di flessione” con il suo problema del debito. Alla fine, il governo dovrà prendere in prestito solo per effettuare i pagamenti annuali del servizio del debito, e questa è una ricetta per una crisi del debito, ha avvertito Dalio.
Qualche buona notizia?
Le buone notizie? Come ha descritto Powell domenica, gli Stati Uniti hanno ancora “un’economia dinamica, innovativa, flessibile e adattabile, più di altri paesi”. Powell sostiene che questo è il “grande motivo” per cui l’economia americana ha sovraperformato i suoi concorrenti negli ultimi anni, ma ce ne sono alcuni altri, come ha spiegato Fortune la scorsa settimana. L’economia dinamica dell’America significa che la situazione del debito non è ancora troppo lontana per essere corretta. Ma come diceva Powell: “Prima è meglio che dopo”.
Nonostante le critiche, il segretario al Tesoro Janet Yellen ha respinto le preoccupazioni sull’aumento del debito nazionale. Il parametro chiave che Yellen esamina sono i pagamenti netti di interessi in percentuale del PIL, che sono ancora “a un livello molto ragionevole”, ha affermato in un’intervista alla CNBC lo scorso settembre.
di Megas Alexandros
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