di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
L’Indipendenza delle banche centrali dai governi, è uno dei “mantra” più noti e propagandati dalle teorie neoliberiste. Viene venduta ai popoli come una forma di tutela della democrazia che servirebbe a proteggerci dagli aumenti spropositati dell’inflazione.
In sostanza, quella che poi la storia e la dottrina hanno ampiamente dimostrato essere una “novella”, sosterrebbe che tanto più una banca centrale è indipendente, quanto più l’inflazione è adeguatamente contenuta.
A rendere tale principio dottrina, ci ha pensato uno studio pubblicato nel 1993 sul Journal of Money, Credit and Banking e intitolato Central Bank Indipendence and Macroeconomic Performance: Some Comparative Evidence. Gli autori, Alberto Alesina e Lawrence H. Summers, in pratica, ‘misero sotto osservazione’ un periodo di trentatré anni, dal 1955 al 1988, traendone una sintesi comparativa.
Basterebbe ricordarci quanto andarono in alto tassi ed inflazione nel nostro paese, dopo il famoso “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia, per cestinare completamente lo studio dei due economisti. Inoltre, senza essere tacciati di complottismo, è sufficiente unire il particolare periodo in cui lo studio fu confezionato con il nome di uno dei suoi autori, l’economista Alberto Alesina, per comprende a cosa poi sarebbe servito in futuro, infondere tale infondato principio nella mente della gente.
Alberto Alesina, è stato fino alla sua morte, insieme a Francesco Giavazzi che lo è tutt’ora, il principale consulente ed ispiratore economico dell’azione di Mario Draghi dentro le istituzioni italiane e europee nei decenni trascorsi. Dalla sua salita sul panfilo Britannia nel 1992, guarda caso pochi mesi prima della pubblicazione dello studio appena citato, fino ad arrivare ai giorni nostri.
E’ chiaro quindi come il concetto di “Indipendenza” sia servito a mettere in atto tutte quelle azioni che poi hanno permesso di confezionare su misura il vestito migliore per le élite di comando, rappresentato dalla struttura predatoria dell’unione monetaria europea. Un progetto, focalizzato a togliere il ruolo primario ai governi dei paesi membri per conferire centralità alla Banca Centrale con sede a Francoforte. Questo almeno per quanto si è voluto far credere alla gente. In realtà poi, governi e banche dell’eurosistema hanno continuato a viaggiare d’amore e d’accordo per servire unicamente i “sistemi” di potere, anziché i popoli.
Nonostante i tentativi di far apparire le banche centrali come il Sovrano della moneta, questo ruolo è rimasto sempre in capo ai governi. Sono loro che decidono la quantità di moneta in aggregato nel sistema economico e a chi destinarla. Per chi avesse ancora dubbi riguardo a chi appartiene la sovranità monetaria nel nostro paese, consiglio di leggere questo mio articolo uscito mesi fa: [L’Italia ha perso la capacità di emettere moneta? la risposta è NO].
Quindi, contrariamente al pensiero neoliberista e alle conclusioni contenute nel documento redatto da Alberto Alesina e Lawrence H. Summers, l’Indipendenza della banche centrali non ha nessun impatto sull’inflazione. Questo perché sono i governi attraverso la politica fiscale che spendono e immettono direttamente la moneta dentro il sistema economico e non le banche centrali con la loro funzione di politica monetaria.
Ma la voglia di far tornare i banchieri ad essere il Sovrano, come accadeva nel Medioevo, sappiamo non essersi mai placata dentro la mente delle nostre élite. Solo che per farlo, dovrebbero smantellare tutta l’attuale struttura che caratterizza gli stati moderni e rendere palese la fine della democrazia. Cosa che li porrebbe allo scoperto di fronte ai popoli e a quella informazione che ancora crede alla narrativa. E allora, facendo di necessità virtù, si accontentano di fare esercitare ai governi la sovranità in fatto di moneta, esclusivamente per i propri interessi. E il principale interesse, nonché goduria vera e propria per l’élite è proprio quello di ricevere “Interessi” sui propri risparmi. Ossia, un vero e proprio reddito di cittadinanza per ricchi, da ricevere stando seduti sul proprio divano, guardando gli altri lavorare.
E’ a loro che finisce il denaro oggetto delle perdite di bilancio della Banca Centrale Europea….. e vi spiego perché!
Il “rosso” confezionato a Francoforte deriva dal semplice fatto che le banche centrali, cosa che prima non facevano, da un po’ di tempo a questa parte, pagano un interesse sulle riserve che il sistema bancario deposita presso di esse. Questo rappresenta una voce importante di costo nei loro bilanci, tanto più alta, quanto quest’ultime decidono di elevare il tasso di interesse. Di contro, dal lato dei ricavi, la voce più importante sono gli interessi sui titoli del debito pubblico che detengono direttamente e quelli relativi alle operazioni di rifinanziamento concesse agli istituti bancari.
In conseguenza delle note operazioni di quantitative easing (Qe), i ricavi della Bce nel bilancio consolidato con le banche centrali nazionali sono diminuiti notevolmente. Questo perché nel suo attivo sono presenti in gran parte titoli di Stato a tassi bassi, fissi e a lunga scadenza. Sono i titoli di stato che le banche centrali hanno acquistato dal settore privato, in gran parte da banche e settore finanziario.
Per semplificare, le banche centrali si sono prese i titoli a basso rendimento in mano ai privati consegnando loro denaro da reinvestire a tassi più alti. Insomma, un vero e proprio regalo, fatto con soldi pubblici al mondo bancario e a chi detiene grosse quantità di risparmio. In sintesi, è l’azione stessa di alzare i tassi, la decisione politica che conferisce maggior denaro a questi soggetti, indipendentemente dal fatto che il maggior introito provenga dal deposito presso la banca centrale oppure da nuove emissioni di titoli da parte del Tesoro a tassi più alti.
Questi soldi, come detto, finiscono direttamente nei bilanci delle grandi banche che detengono riserve presso i rispettivi istituti centrali. Ma non si fermano qua! vanno poi a riempire le tasche di quelli che sono i grandi depositanti, i quali, date le cifre possedute, hanno un enorme potere contrattuale per ottenere il massimo a livello di tasso.
Le banche poi anch’esse recuperano una grossa parte del malloppo, pagando zero o quasi, su tutta quella moltitudine di depositi con saldi minimi, appartenenti alla plebe.
Ecco spiegati i profitti colossali che da tempo consegue il mondo bancario pur avendo ridotto ai minimi l’attività caratteristica, consistente nel fare credito a chi opera nell’economia reale.
Pagare interessi sulle riserve, è l’unica azione con cui le banche centrali riescono ad immettere moneta netta in aggregato nel sistema. Per il resto, attraverso la politica monetaria a loro demandata, sappiamo bene che non partecipano a questa funzione, che spetta in esclusiva ai governi.
Del resto è chiaro che pagare interessi è assolutamente una misura di spesa da ricondurre alla politica fiscale, poiché è indubbio che con tale provvedimento si vada ad aumentare la capacità di spesa del settore privato.
Le evidenze non finiscono qua. Una banca centrale in perdita, è chiaro che poi non verserà niente nelle casse del Tesoro, al quale verrà a mancare un importante introito. Che sappiamo determinante in senso negativo per quei governi come il nostro che, in fatto di spesa, si trovano ad agire dentro i paletti stabiliti dal Patto di Stabilità. Quello che è determinante in senso negativo per i governi, sappiamo poi esserlo ancor di più per le nostre vite. Dal momento che il deficit è limitato, se poi lo consegni tutto alla rendita anziché al lavoro, non dobbiamo sorprenderci se poi l’economia reale è in costante stato recessivo.
Quindi, o che i titoli del debito pubblico siano in mano alle banche o dentro i bilanci delle banche centrali, poco o niente cambia per il destino delle nostre vite. Sempre lo Stato è a pagare l’obolo ai grandi istituti e i loro super depositanti.
Ma non finisce qua! i dati dicono che le banche, per ringraziare di tanta magnanimità, addirittura restringono anche il credito verso famiglie ed imprese. Ovvero fanno mancare ancora più moneta all’economia reale. Rendendo vano quello che sarebbe (almeno così ce lo vendono, ndr), il reale intento che sta dietro alla decisione dei banchieri centrali di procedere con i programmi di acquisto titoli.
In sintesi le operazioni di Qe, sarebbero finalizzate a rendere liquide le banche per invogliarle a fare credito. Ma questo come è logico che sia non avviene, poiché gli istituti bancari, a differenza dello Stato e le banche centrali, operano in modo pro-ciclico rispetto al ciclo dell’economia. Nel senso, prestano se l’economia va bene, ossia se le prospettive di riavere indietro i loro soldi sono elevate. Ma in una economia come la nostra, in perenne stato recessivo, in conseguenza delle politiche fiscali restrittive da parte dei governi, le probabilità per le anche che i soldi prestati finiscano in sofferenze, sono altissime.
Quindi solo il governo attraverso l’azione fiscale consistente nella spesa in deficit può far tornare a splendere la nostra economia e le banche a prestare.
In conclusione, come avete potuto constatare l’Indipendenza della Banca Centrale dal governo non esiste. Sia dal punto di vista politico (il governatore di Bankit è nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri); sia dal punto di vista finanziario, dal momento che utili e perdite dell’Istituto centrale, fanno capo al bilancio dello Stato, che ricordo essere il titolare sovrano del monopolio della valuta che emette.
di Megas Alexandros
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