Bannon bacchetta la Meloni: “Torni quella di quando Fratelli d’Italia era al 3%”

Il frontman del MAGA torna prepotentemente sulla scena e punta l'indice verso la nostra premier che aveva scommesso contro il ritorno di Donald Trump: "Giorgia Meloni ha perso". "Ora i soldi ce li metta l'Europa se ci tiene a Kiev, i nostri sono finiti"

13 Novembre 2024 | Attualità, Geopolitica, News | 0 commenti

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Forse Steve Bannon – il frontman senza peli sulla lingua del movimento Make America Great Again (MAGA) – non conosce bene i meccanismi con cui opera e si muove il deep state del belpaese. Qualcuno dovrebbe informarlo che in Italia dagli anni 90′ non esiste più una reale opposizione nel nostro panorama politico. O meglio, questo fondamentale ruolo necessario per dirsi una democrazia, viene svolto a turno da chi il Sistema dei Partiti – braccio armato del sistema di potere massonico, identificato appunto nel nostro stato profondo – ritiene più funzionale al mantenimento in vita del sistema stesso, che ormai si è impossessato definitivamente delle nostre istituzioni.

Ormai, anche l’ultimo dei più fedeli partecipanti al nostro sistema democratico attraverso il voto, ha compreso che recarsi alle urne non produce nessun cambiamento, ma è solo un modo per legittimare agli occhi del mondo quella democrazia che da noi ormai non c’è più. Maggioranza ed opposizione nel nostro paese, ormai recitano insieme all’unisono il copione teatrale che serve esclusivamente al perseguimento degli interessi degli appartenenti alla casta.

Per questo, Caro Mr Bannon, la speranza da lei manifestata che il nostro attuale capo di governo, possa tornare la Giorgia Meloni sovranista di quando il suo partito era al 3% di consensi, è decisamente mal riposta. Questo perché la Meloni, come tutti gli altri che hanno ricoperto il suo ruolo in questi anni, non sono mai stati oggetto di un cambiamento come può apparire a chi vive oltreoceano, ma solo di una recita teatrale all’interno di quel copione appena descritto.

Tutt’al più quello che possiamo attenderci, in relazione ai rapporti con Trump, è il così detto “salto del fosso” – ovvero un cambio di posizione tattico e temporaneo, finalizzato al mantenimento delle proprie posizioni di potere dentro il paese, quand’unque saranno consentite dal nuovo inquilino della Casa Bianca.

Ora, lungi da chi vi scrive, far passare Bannon e di conseguenza Donald Trump come degli sprovveduti di fronte alla comprensione di quello che è il sistema di potere in atto in quello che è forse il paese europeo da sempre più vicino ed amato negli Stati Uniti.

Infatti, l’invito di Bannon rivolto alla Meloni, nella sua intervista appena uscita sul Corriere della Sera, a guardarlo bene pare più un consiglio interessato verso colei che il movimento legato a Trump ritiene essere passata dalla parte dei traditori:  Molti, nel movimento qui, pensano che Meloni si è quasi trasformata in una Nikki Haley”.

Come vede Bannon non si tira indietro nel puntare il dito addosso alla nostra premier, mettendola sullo stesso piano della nota politica statunitense che dentro il partito repubblicano si è opposta in maniera forte a Trump durante le primarie.

“È stata tra i più grandi sostenitori della continuazione della guerra in Ucraina” – ha continuato Bennon, che mostra chiaramente come i sostenitori di Trump non abbiano affatto gradito la genuflessa posizione guerrafondaia del nostro governo al fianco di Joe Biden.

La stessa determinazione da parte del governo italiano non è stata invece riscontrata per tenere il canale di Suez aperto per il commercio: “tra i gruppi tattici di portaerei là, credo che ci sia solo una corvetta italiana” – fa notare Bannon.

Detto questo, Bannon crede che l’atteggiamento di Giorgia cambierà con l’arrivo del presidente Trump, che a detta sua saprà essere convincente. E che i Paesi della Nato saliranno a bordo abbastanza rapidamente. Altrimenti, “se crede davvero a quello che ha detto negli ultimi anni, dovrebbe essere pronta con gli altri in Europa a metterci i soldi”, a staccare assegni grandi quanto i discorsi. “Noi del movimento Maga siamo irremovibili, vogliamo tagliare al 100% i fondi per l’Ucraina alla Camera”.

Insomma, Bannon con le sue parole, non sta certo parlando per bocca del nuovo presidente del Stati Uniti, ma, che far terminare la guerra in Ucraina fosse una delle priorità di Trump, sulle quali ha fondato la sua rielezione, è ben noto a tutti. Il Tycoon certamente non appoggerà questa semi-ossessione di spingere la NATO quasi in territorio russo, sostenuta fino ad oggi da Bruxelles con Meloni e Draghi capofila.

“È piuttosto ovvio – sostiene con ferma sicurezza Bannon – che la Meloni aveva scommesso che Trump non sarebbe più tornato, si vede dalle sue politiche. La scommessa era sbagliata, non ha pagato. Ora che Trump è tornato, il movimento Maga è più forte che mai e ci prenderemo l’apparato della sicurezza nazionale e della politica estera”.

Alla domanda se la premier italiana può essere un ponte tra America e Europa: “se resta fedele alle sue convinzioni fondamentali”. Ma “non abbiamo bisogno di aiuto da nessuno in Europa. I populisti hanno preso questo Paese, Trump è un grande leader e sono certo che sarà magnanimo, ma il movimento Maga, che è più a destra di Trump, dirà che l’Europa non ha fatto nulla per gli Stati Uniti. Vi abbiamo salvati nella Prima e Seconda guerra mondiale, nella Guerra fredda e in Ucraina. Basta. Perché ci servirebbe un ponte? Abbiamo un modello, America First: riportare la sicurezza economica e lavorativa nel Paese. Se volete un partner, ok, sennò ok uguale. Al movimento Maga non serve un ponte, perché Le Pen, Farage e Orbán sono con noi. Una raccomandazione per la Meloni?: “sii ciò che eri quando Fratelli d’Italia era al 3%.

Credo che Giorgia Meloni ed il nostro deep state in questo momento qualche grattacapo lo abbiano. In Europa il piano Draghi latita e presto saranno chiamati alla prima prova di fiducia nei confronti di Trump, quando dovranno sostenere la riconsegna della pace e della Crimea a Putin, vedendo volare in cielo tutti i loro sogni di profitto, promessi da Biden, una volta ottenuto il controllo geopolitico, a suon di bombe e morti, su quei territori oggi sotto il controllo della Russia.

Bannon che nella prima intervista del dopo elezioni, si precipita ad avvisare per prima proprio la Meloni, la dice lunga su come il nostro deep state abbia giocato con il diavolo e con le nostre vite, in questi anni, affidando tutte le loro manie di potere e profitto al legame diabolico stretto con i dem-USA, di Clinton, Obama e Biden.

Sono stati loro, con l’aiuto della Fed, ben stretta nelle loro mani, a dare man forte al progetto-Euro. Sostenendo nel tempo una moneta senza stato eternamente in cambio fisso con il dollaro per mantenere intonsi i risparmi elitari nel belpaese e rendere più sicuro ogni tipico gioco finanziario, volto al saccheggio della nazione, confinando i popoli europei in una povertà sempre più assoluta.

Sarebbe stata sufficiente una minima mossa da oltreoceano per far deflagrare l’Euro e l’Europa unita, in quella che è una economia ormai priva di qualsiasi risorsa reale e con i suoi sistemi produttivi ormai altrove.

Ed invece pur nelle crisi, opportunamente create, i nostri governi sempre hanno agito e tutt’ora agiscono nella scarsità della moneta per la maggioranza, rendendola al contempo eternamente abbondante per i desideri dei loro padroni.

E’ notizia di questi giorni che la spesa europea per armi e munizioni inviate in Ucraina super i 118 miliardi, quasi l’importo del bilancio di una anno dell’intera unione.

Tutti soldi pubblici che hanno contribuito soltanto alla perdita di vite umane ed alla devastazione di un paese, spesi con la convinzione di essere in prima fila a spartirsi i profitti della sua ricostruzione. Denari che di contro, tutti e 118 miliardi sono finiti nelle tasche delle lobbies che producono armi.

Solo i figli dei vari ministri della difesa alla Crosetto, dei premier alla Meloni ed i figli dei produttori di armi, possono fermare questo scempio, rifiutandosi di guardarli negli occhi. Deve essere chiaro a tutti che produrre armi significa essere partecipi e complici della morte delle persone. Questo deve essere ben impresso anche nelle menti dei figli di questi loschi personaggi: anche le loro mani sono sporche di sangue quando spendono quei denari.

Per terminare le guerre dobbiamo smettere in modo assoluto di produrre armi, non esiste altra via che questa!

E sinceramente fanno ridere quei pagliacci prestati all’economia che ogni giorno si battono in favore della de-dollarizzazione, propagandandola come il passo fondamentale per raggiungere questo obbiettivo. Come se la gente morisse sotto i dollari lanciati dagli elicotteri!

Ora, da qui al 6 gennaio giorno dell’insediamento di Trump, dopo le parole di Bannon, nel profondo delle tenebre che avvolgono le stanze istituzionali romane, credo ci sia molto da pensare su come il nostro deep state possa tornare a presentarsi pulito dentro lo studio ovale della Casa Bianca.

Se dipendesse da Draghi, sappiamo già che questo passaggio non sa da fare!

Diretti verso gli Stati Uniti d’Europa, tanto quattro anni passano veloci ed il potere dei dem-USA, non sarà certo finito!

Ma il tempo non passa solo per Trump!

Staremo a vedere…… Stay Tuned!

di Megas Alexandros

 

 

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MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte