Il governo dei “sovranisti” ci riporta all’avanzo primario

L'ISTAT ci annuncia che nel terzo trimestre del 2024 il bilancio del governo, al netto degli interessi sul debito, è tornato in surplus. Anche il governo di Giorgia Meloni non si stacca dal "dogma" dell'austerità.

8 Gennaio 2025 | Attualità, Economia, News, Politica | 0 commenti

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

A guardare la realtà di quello che ormai accade da decenni, sembra quasi che le politiche economiche dei governi del belpaese, siano guidate da una intelligenza artificiale, appositamente programmata affinché non si discostino da quello che è il dogma dell’austerità

Nonostante che ormai anche i più incalliti sostenitori dell’austerità espansiva, a partire da Mario Draghi, stiano ormai da mesi prendendo le distanze da questa “favola” dottrinale raccontataci per anni, è notizia di pochi giorni fa che il nostro governo è tornato a conseguire un avanzo primario di bilancio. Lo si apprende dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), opportunamente riportato da ANSA.it, che nel terzo trimestre del 2024, il governo di coloro che si dichiaravano i “sovranisti” per eccellenza, è tornato a conseguire un saldo primario del 1,7% sul Pil.

Ora, per chi ancora non fosse padrone di tale concetto, ricordo che l’avanzo primario corrisponde al risultato positivo (surplus) del bilancio dello Stato, calcolato prima di aggiungere il costo della spesa per gli interessi che si pagano sul debito pubblico. E’ bene ricordare ancora, dal momento che è essenziale per le nostre vite, che quando lo Stato consegue un surplus, contabilità vuole che qualcun altro abbia un deficit. Ecco, nel caso dell’avanzo primario il deficit si materializza nelle tasche del popolo italiano.

E per essere maggiormente esplicito, il tutto a livello macro, si configura nella realtà finanziaria che lo Stato, in questo caso, preleva dai nostri conti più denaro di quello che ci versa con la spesa pubblica. Riducendo di fatto quello che è il nostro risparmio e di conseguenza il potere di acquisto del settore privato nel suo complessivo.

Dopo di che, una volta inserita nel bilancio la voce relativa al costo degli interessi, da un surplus si passa ad un deficit.

Molti a questo punto diranno: bene, allora alla fine lo Stato ci lascia più di quello che ha preso!

Contabilmente la risposta è Sì! ma nella pratica è NO!

Tranquilli, non sono impazzito!

La spesa per interessi, ovvero, senza usare mezzi termini, quella che in tutto e per tutto rappresenta una forma di “reddito di cittadinanza” per ricchi, è certamente una delle misure di spesa più regressive ed anti sociali che un governo sovrano possa mettere in atto. Questo perché è una distribuzione di denaro a chi ha già denaro in proporzione al denaro che possiede. E se voi che mi leggete, non considerate la matematica un’opinione, tale aspetto concernente la “regressività” vi dovrà apparire ben chiaro, dal momento che distribuendo denaro in percentuale al denaro posseduto, il risultato che si ottiene è che: chi è ricco lo sarà sempre di più!

Per dimostrare tale assunto, non occorre andare lontano, basta guardare l’andamento della percentuale di risparmio che le famiglie riescono a conseguire rispetto al loro reddito.

Il dato si ferma al 2019, ma chiaramente il trend non si è certo invertito negli ultimi cinque anni. Anzi, pandemia, costi energetici alle stelle ed inflazione abbinati a stipendi reali in calo, hanno certamente contribuito ad abbassare ancora di più la capacità di risparmio della maggioranza degli italiani.

Del resto basta guardare il grafico qua sopra e confrontarlo con quello sotto, per comprendere come la capacità di risparmio sia direttamente connessa ai deficit conseguiti dal governo. Solo il governo in quanto unico emettitore in regime di monopolio della sua valuta è in grado di consentire di far risparmiare ad un terzo nella valuta che emette. E per farlo è logicamente e contabilmente provato che debba conseguire un deficit affinché qualcun altro abbia un surplus (in questo caso risparmio netto). Come è altrettanto logico che deficit più alti da parte del governo permettano maggiore quantità di risparmio per il settore privato.

Come potete constatare, raffrontando i due grafici, l’Italia dagli anni ’90 ha iniziato una serie infinita di avanzi primari che hanno portato alla logica conseguenza di azzerare la capacità di risparmio della maggioranza degli italiani. La follia che sta dietro alla necessità di conseguire surplus da parte dei governi, è la nota novella che da sempre ci raccontano, sul fatto che si debba ridurre il debito pubblico. Ma ridurre il debito dello Stato (che poi di debito vero e proprio non si tratta, ndr), significa ridurre il risparmio netto del settore privato. Ma questo nessuno ve lo dice!

E’ chiaro quindi che c’è ben poco da esultare sulla notizia che l’Italia, dopo la parentesi pandemica dove il patto di stabilità è stato sospeso, torni a conseguire avanzi primari di bilancio. Ed anche tutti i dati che la nostra premier Giorgia Meloni ci fornisce con esaltazione per accreditare il suo governo, su occupazione e consumi in crescita, sono tutte falsità derivanti da sistemi di calcolo che non tengono conto della precarietà nel lavoro e dei dati reali decurtati dell’inflazione riguardo ai consumi.

Non si cresce e non si consuma a lungo andare all’interno dell’avanzo primario, è la storia dei trenta anni passati a dimostrarlo.

di Megas Alexandros

 

Articoli Correlati

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

MEGA ALEXANDROS (ALIAS FABIO BONCIANI)

Economista
Modern Monetary Theory specialist
Author of ComeDonChishiotte