di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
L’esercizio che tutti noi quotidianamente, siamo chiamati a svolgere per allenarci a capire da che parte sta la verità, è quello di saper individuare chi tra i politici ci racconta meno “balle”.
Giulio Tremonti ex ministro dell’economia e delle finanze e vice presidente del Consiglio dei ministri durante il governo Berlusconi, in tema di balle da raccontare agli italiani, non ha certamente raggiunto i livelli di un Renzi od un Salvini qualsiasi. Però, essendo Giulio Carlo Danilo Tremonti uomo dei poteri, appartenente al ristretto circolo dell’Aspen Istitute – quando si tratta di aprire completamente la pentola dove bolle la verità, anche lui se ne guarda bene dal farlo, per paura di bruciarsi la mano.
Nel “think thank” estivo romano nel rione Esquilino, dove si è svolta la kermesse di Fratelli d’Italia, Tremonti, come suo solito, ha usato la sua padronanza linguistica e culturale per dire poco o nulla, rispetto a quello che sarebbe stato necessario dire, visti i tempi che corrono.
(cliccate sulla foto per ascoltare l’intervento del prof. Tremonti)
Certo, con la campagna elettorale che incombe ed il disastro totale dell’attuale governo, le “frecciatine” a Draghi erano d’obbligo: “tra poco non avremo né la pace né i condizionatori”, “Putin ci frega con il gas, Draghi con l’Iva e le accise”.
Ma il professore di Sondrio, oltre che a fare il simpatico ed a dipingere un quadro a tinte fosche dell’attualità, va poco oltre. Si spinge ad evidenziare la miopia di un governo e di un’Europa che non ha saputo guadagnarsi l’indipendenza energetica e di affrontare le sfide della post-globalizzazione. Ma niente di più!
Sollecitato dalle domande di Annalisa Chirico de il Foglio, arriva a dire che: “lo scenario è molto, molto complicato e davanti a uno scenario di questo tipo un governo serio e responsabile dovrebbe andare in televisione e spiegare la realtà”
E’ vero, caro professore, la situazione è veramente drammatica per il popolo italiano, ma chi era in platea ad ascoltarla, per non dire le famiglie ed i lavoratori che sono a casa, avrebbero voluto ascoltarla da lei la spiegazione di quella che è la realtà.
Ed invece niente, si preferisce tornare sulle vecchie vicende ormai fritte e rifritte: “nel 2011, dopo la caduta del governo di Silvio Berlusconi avremmo dovuto votare, ma c’è stata la chiamata dello straniero, Monti. Non si va a votare, arriva Monti ed arriva anche Grillo. L’avvento della comica nella politica è il prodotto della follia politica che è stata fatta dal signor Napolitano”.
Tutte cose sapute e risapute, alle quali nessun politico e nessun magistrato, negli anni ha messo rimedio. Ma intanto sono passati dieci anni da quegli eventi e noi siamo passati da Mario Monti a Mario Draghi, ovvero dalla padella nella brace, pronti per essere cotti e mangiati.
Ma è quando si arriva a parlare di inflazione che il “buon Giulio”, non solo non dice e non spiega ma addirittura tenta di imbrogliare le carte: “In dieci anni la massa monetaria è cresciuta in maniera folle e adesso lo vediamo con l’inflazione. La mia conclusione è che il mitico whatever it takes di Draghi è diventato whatever mistakes, cioè un casino di errori”.
Sinceramente, un professore esperto in materie economico-finanziarie, come lo è Giulio Tremonti, non può trattare il tema inflazione, ovvero il principale problema che oggi affligge la gente nel loro quotidiano, con tale superficialità e sarcasmo. Questo ci porta a pensare che anche il presidente dell’Aspen Institute Italia, non andando a fondo nelle verità, abbia da difendere un certo tipo di mondo.
Come spesso evidenziato, scritto e spiegato, l’attuale fenomeno inflattivo che caratterizza in particolare il mondo occidentale, non è certo dovuto al famoso Quantitative easing (QE) messo in atto dalle banche centrali.
Del resto sappiamo bene che le banche centrali attraverso la politica monetaria non sono in grado di controllare i fenomeni inflattivi, lo dimostra la storia degli ultimi 30 anni, dove mai sono riuscite a raggiungere i loro target di inflazione.
La tesi di Tremonti, con la quale tenta di farci credere che l’attuale fenomeno del caro prezzi, sia dovuto alla creazione folle di moneta da parte delle banche centrali, si scontra con la realtà dei fatti che vede l’obbiettivo del QE non essere il finanziamento diretto di un intervento di spesa dello Stato (soldi che vanno ad aumentare la disponibilità di mezzi finanziari netti nell’economia reale, tanto per capirsi!), ma rappresenta solo una funzione di stimolo del credito nel settore privato, credito che, nella concezione di chi lo ha ideato, dovrebbe alimentare la spesa di imprese e famiglie.
Allora, torniamo a vedere e spiegare una volta per tutte, cosa è il Quantitative easing, visto che molti (anche nei commenti ai miei articoli), per darsi una spiegazione al fenomeno inflattivo in corso, ancora si fanno attrarre da tale fantasiosa e semplicistica “novella”.
Nella realtà il QE consiste nell’acquisto, da parte della Banca Centrale, di Titoli di Stato già emessi dal Tesoro; in cambio – (“cambia i numeri”) – dei conti di riserva che le banche hanno presso la Banca Centrale. Operativamente, abbiamo lo spostamento di numeri da un conto deposito (il titolo di Stato) a un conto riserva (presso la Banca Centrale). Non c’è nessuna “stampa di soldi” o “iniezione di liquidità” connessa ad un intervento nell’economia reale. Anzi, l’operazione rimuove dal sistema economico il reddito da interesse che il detentore dei titoli percepisce, assorbito dalla BC insieme al titolo.
Il secondo punto ruota intorno alle aspettative sul QE come stimolo all’economia reale, fondate sull’errato convincimento che, nell’erogazione del credito, le banche commerciali siano vincolate al meccanismo del “moltiplicatore monetario”. Secondo tale scorretto presupposto, le banche creerebbero e concederebbero credito come multiplo delle riserve bancarie detenute presso la Banca Centrale; pertanto, a seguito di un incremento (conseguente al QE) dell’entità di queste riserve, le banche andrebbero proporzionalmente a creare più credito. Ma questo non corrisponde alla realtà. Nella realtà, non esiste una catena di trasmissione diretta che parte dall’espansione delle riserve bancarie e porta all’incremento dei volumi di credito erogato al settore privato. Le banche non prestano riserve alla clientela, e non erogano più prestiti come conseguenza dell’incremento delle riserve.
Pertanto, come afferma Warren Mosler, il QE
Non ripristina la domanda aggregata, ma semplicemente riposiziona asset di natura finanziaria. Opera sui prezzi (tassi di interesse), non sulle quantità.
Le banche come tutti sappiamo operano in modo ciclico rispetto al ciclo dell’economia e prestano solo e soltanto se ritengono lo stato dell’economia sufficientemente florido da consentire loro il rimborso delle somme prestate.
Insomma, Cari Amici, da uno come Giulio Tremonti, tutti noi abbiamo il diritto di pretendere molto di più in fatto di verità, a proposito di quanto siano fraudolente certe teorie economiche causa della distruzione delle nostre vite. Proprio perché lui è perfettamente consapevole di cosa sia sbagliato e cosa invece fare per salvare le famiglie ed le imprese italiane.
Quindi se il prof. Tremonti vuole interpretare il ruolo di antagonista degli interessi di quel mondo di cui Draghi è il paladino difensore e presentarsi al popolo italiano in modo credibile, deve assolutamente cambiare marcia ed affondare il coltello fino in fondo per vivisezionare e mostrare la Verità.
Altrimenti rimane l’ennesimo uomo di potere corresponsabile.
Megas Alexandros
Fonte: https://megasalexandros.it/non-fidatevi-di-…broglia-le-carte/
Megas Alexandros