di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
E’ ormai un anno o forse più che si assiste alla bagarre politica sulla ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità a tutti noi noto come il Mes.
L’Italia è rimasta l’ultimo paese dell’Unione a non aver fatto proprio il testo che delinea le nuove linee guida di quello che è lo strumento, che – nella struttura dell’euro – rappresenta in tutto e per tutto il bastone, utile a mettere in riga i governi di quei paesi che non si allineano al progetto europeo stesso e le sue folli regole predatorie.
Chiariamo subito due cose:
- 1) Il Mes esiste già e precisamente dal 2012 anno della sua introduzione per mano del governo Monti ed un parlamento che riuscì ad approvarlo con i voti trasversali provenienti dal Partito Democratico e dall’allora Popolo delle Libertà.
- 2) Il nostro paese non ha mai avuto la necessità di accedervi, per il semplice motivo che tutti i governi succedutisi da quella data (sia tecnici che politici), sono stati sempre e comunque, totalmente allineati al progetto europeo per volere ed interesse del nostro deep state.
Insomma, il tanto sbandierato arrivo della Troika a Roma, in caso di accesso al Mes con firma del noto memorandum a seguito (modello Grecia), nel belpaese non lo abbiamo visto formalmente ma lo abbiamo vissuto nei fatti. Fatti, ben rappresentati da decenni di politiche fiscali rese estremamente austere a colpi di avanzi primari continui per inseguire la follia del fiscal compact ufficialmente, per trasferire invece ricchezza all’élite nella pratica.
Bene, dopo che per tutti questi anni il Mes esiste e che, come abbiamo visto, è stato anche messo in pratica, oggi da Bruxelles intendono modificarlo e guarda strano gli unici che questa volta non si allineano, siamo noi italiani.
Verrebbe da dire: “oh finalmente….!” – Finalmente abbiamo un governo che dice NO all’Europa brutta e cattiva!
Ci vengono gli occhi lucidi, il corpo pervaso dalla commozione, a leggere l’intervento in aula alla Camera durante il question time dell’ex commissario UE ed europeista ultra-convinto Antonio Tajani, dove esprime la sua ferma contrarietà alla ratifica della riforma del Mes:
I numerosi tweet di Bagnai degli ultimi giorni e l’intervento in aula della premier Giorgia Meloni, sul tema Mes – con i quali entrambi si sono immolati di fronte all’Europa – ci farebbero quasi credere di avere davanti a noi la nouvelle Giovanna d’Arco e di essere prossimi alla presa della Bastiglia.
Ma, se solo poche settimane fa Albertino Bagnai detto Pluto, durante la discussione in Parlamento sul blocco alla trasferibilità dei crediti fiscali deciso dal suo governo – pur senza nessuna richiesta proveniente da Bruxelles – si inginocchiava religiosamente richiamando tutti noi all’adorazione dei dogmi del progetto europeo! E quello sì che era un tema fondamentale per il futuro della maggioranza degli italiani! [1]
Erano in ballo le ultime speranze per un recupero della nostra sovranità monetaria, non la difesa di quei risparmi, oggi in mano ad un pugno di italiani ed al mondo finanziario, che come vedremo nel proseguo dell’articolo, sarebbero a rischio con la riforma del Mes ed il nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie, contenuto al suo interno.
Oggi, dopo tre decadi dedicate al saccheggio della maggioranza – che ha portato la totalità della ricchezza finanziaria in mano a poco più del cinque per cento degli italiani ed al mondo finanziario che fa sempre capo alle loro lobby – se qualcuno intende toccare il risparmio, è chiaro che troverà dall’altra parte, l’intero nostro stato profondo armato fino ai denti.
A suonare la carica ci ha pensato l’economista e deputato della Lega, Claudio Borghi, che agguerrito come non mai ha chiamato tutti alle armi con un tweet dove (risparmiandoci il lavoro), ci elenca tutte le oscenità contenute nel Mes, ragion per cui, a detta sua, non va ratificato.
Vediamoli i 10 punti del tweet fissato di Borghi:
1) Ratificare la riforma significa APPROVARE SPECIFICAMENTE TUTTO IL TRATTATO, comprese le sue parti più assurde, fatte votare da Monti a un distratto Parlamento nell’estate del 2012;
Questa è la conferma che il Mes esiste già e la non ratifica delle modifiche attuali non fa sparire quelle che Borghi definisce “parti assurde” fatte votare da Monti. Semplicemente se non ratifichi il nuovo, rimane il vecchio (parti assurde comprese). Quindi se Borghi volesse essere serio e credibile, dovrebbe semplicemente sostenere l’uscita dal Mes.
2) La riforma del MES PEGGIORA uno strumento già famigerato perché figlio degli interventi di austerità contro la Grecia. I paesi UE vengono divisi fra “buoni” e “cattivi”. L’Italia è, guarda caso, fra i cattivi;
Il Mes, come giustamente sostiene Borghi, si fonda sull’austerità fiscale e si allinea ai parametri, privi di fondamento, del patto di stabilità. Di fronte ad un qualcosa che non trova fondamento nella dottrina economica, non esiste il concetto di migliore o peggiore, che Borghi vorrebbe farci passare. Di fronte ad una cosa errata e deleteria per le nostre vite, si esce… e non si sta a disquisire se le sofferenze per il popolo saranno più o meno lievi.
3) Il MES potrà intervenire nei salvataggi delle banche (nota bene, non dei risparmiatori perché PRIMA va fatto il bail-in) e non si può DECIDERE di non farlo. Se una grande banca tedesca o francese va in crisi il MES interviene e i soldi degli italiani verranno usati per pagare i suoi creditori;
Questo, è uno dei due punti fondamentali della riforma che vanno a colpire gli interessi dei nostri poteri, ovvero la motivazione principale che muove il “No-italiano” alla ratifica della riforma. Borghi, senza entrare nel merito ne fornire alcuna spiegazione (tipico dell’azione del politico), attraverso la sua semplicistica e confusionaria esposizione, ha solo l’obbiettivo di portare a casa il risultato comandato ed il consenso elettorale.
Nel nuovo Mes è prevista la rete di salvataggio al Fondo di risoluzione unico. Si tratta di una sorta di ‘cassa comune’ istituita dall’Ue per la risoluzione delle crisi degli istituti bancari in dissesto nell’eurozona. È finanziato dai contributi del settore bancario, non dal denaro dei contribuenti. Ma nel caso in cui il Fondo di risoluzione unico fosse esaurito, il Mes potrebbe fungere da sostegno e prestare i fondi necessari per finanziare la risoluzione delle banche europee.
Ora, potete ben comprendere, che andare a toccare i facili profitti del mondo bancario italiano, pienamente inserito attraverso le varie fratellanze nel “sistema” predatorio perfettamente operante nel nostro paese, può essere una ragione più che buona per giustificare l’attuale muro che divide Roma da Bruxelles, sulla ratifica del Mes.
Finché si trattava di salvare le banche tedesche e francesi con i soldi dei cittadini (greci, italiani ed europei a vario titolo), andava tutto bene, ma se da domani i nostri istituti dovessero essere costretti a versare direttamente dalle proprie tasche ingenti somme nel Fondo di salvataggio, per coprire i default di altri istituti… beh, le cose cambierebbero, non credete!
4) Il nuovo trattato MES scrive chiaramente che in caso di intervento sarà possibile prevedere un taglio del valore dei titoli di Stato in mano ai risparmiatori;
Ecco il secondo punto dolente (per le nostre élite naturalmente)! all’interno del meccanismo di sostegno a interi Paesi Ue in difficoltà (come già accaduto con la crisi del debito greco), la riforma attuale introduce una importante novità relativa alle fasi da seguire per il ‘salvataggio’. In primis, è necessario procedere alla ristrutturazione del debito del Paese interessato, tagliando il valore dei titoli del debito pubblico (cosiddetto ‘haircut’).
A confermarci tutto questo è il direttore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) Antonio Villafranca (Director of Studies and Co-Head, Europe and Global Governance CentreEUROPA E GOVERNANCE GLOBALE) – per capire come funziona tale procedura, vero nodo da sciogliere per i più critici del meccanismo, bisogna fare un passo indietro. “Chi ha acquistato il titolo di un Paese con conti pubblici traballanti – ricorda Villafranca – lo ha fatto perché attratto dalla prospettiva di un maggior guadagno in termini di interessi rispetto a quanto offerto da Paesi con conti pubblici solidi” e quindi “con una prospettiva di lucro, ma assumendosene anche i rischi”. [2]
Avete capito bene, oggi le modifiche al Mes, messe nero su bianco a Bruxelles, vanno a colpire direttamente i nostri rentier ed il mondo finanziario, che sono i principali detentori dei nostri Btp. E stante l’essere il nostro paese in cima alla lista dei cattivi – prendendo a riferimento i parametri europei – i titoli del nostro debito pubblico saranno i primi a subire un bel taglio, che equivarrebbe a perdite secche ingenti per chi li detiene.
5) Il nuovo trattato MES obbliga ad inserire nei titoli di Stato delle clausole (cosiddette CACS) che ne rendano più facile il taglio del valore;
Altra parte del trattato che va in direzione di quanto già esposto sopra.
6) Se il MES fosse operativo, in caso di crisi sui mercati, vedi ad esempio durante la pandemia, la BCE non interverrebbe più lasciando invece azionare il MES con tutte le conseguenze del caso;
Qui siamo all’apoteosi dell’ipocrisia del politico, che in questo caso, essendo Borghi anche un economista, si aggiunge la malafede. Le crisi sui mercati (il famoso ballo dello spread, tanto per intenderci), non avvengono per opera divina, ma sono frutto dell’operato della Banca Centrale Europea (Bce). E come abbiamo visto, è la stessa Bce a risolverle attraverso misure di politica monetaria contrarie a quelle con le quali ha provocato le suddette crisi.
Quindi anche in questo caso, dire che con il Mes si rischia il “non intervento” della Bce, significa voler depistare intenzionalmente coloro che non masticano la materia, al solo fine di ottenere un consenso sulla posizione che Borghi tiene sul Mes.
Come mai Borghi non sostiene con la medesima forza, la necessità dell’intervento della Bce, come prestatore di ultima istanza, per garantire la quantità di deficit governativi necessari per occupazione e consumi, in modo da far tornare il nostro paese su livelli di benessere economico accettabili?!
7) Il MES diventerebbe una specie di “agenzia di rating” con il potere di decidere sulla sostenibilità o meno del debito. In pratica potrebbe CAUSARE una crisi dichiarando a suo piacimento che un debito è insostenibile;
Anche qui si naviga nelle sabbie mobili dell’ipocrisia! le agenzie di rating esistono già e da sempre riscuotono l’onore di economisti e stampa main-stream, quindi una in più una in meno, non cambia niente. Solo un governo monopolista della moneta con una banca centrale alle sue dipendenze, che agiscono correttamente a livello di politica fiscale e monetaria, possono mettere fine al potere delle agenzie di rating e non certo la mancata ratifica del Mes da parte del Parlamento italiano.
8) I dirigenti del MES, a fronte di questi poteri enormi (il direttore potrebbe chiederci il versamento del capitale impegnato, oltre CENTODIECI MILIARDI ENTRO UNA SETTIMANA), sono ESENTI DA QUALSIASI GIURISDIZIONE (davvero, c’è scritto proprio così). Non gli si potrà far causa, non dovranno rendere conto a nessuno delle loro azioni, nessuna autorità può violare gli uffici del MES, i loro stipendi sono esentasse;
Ripeto, nel Mes ci siamo già e la richiesta di versare la parte rimanente di capitale, potrebbe arrivare ugualmente domani mattina. Quindi la soluzione non è quella di non ratificare le modifiche, ma quella di uscire immediatamente.
9) La soglia della maggioranza qualificata, 80%, usata per numerose situazioni, è calibrata in modo da lasciare fuori l’Italia (che “pesa” il 17% mentre Germania (27%) e Francia (21%) guarda caso hanno quote sufficienti per diritto di veto assoluto;
Idem con patatine! se ci accorgiamo che non contiamo nulla, la soluzione è uscire non battersi per non ratificare le modifiche.
Ma uscire dal Mes, significa uscire anche dall’Euro… e questo certamente non piace ai lobbisti di casa nostra. Perdere la moneta coloniale tanto utile al saccheggio del paese per ingrassare i propri conti bancari, non li fa dormire la notte.
10) Non è vero che si può ratificare ma non usare il MES. Una volta attivate le modifiche esse diventano direttamente impegnative, vedi salvataggi banche, e se l’Italia perdesse l’accesso ai mercati non ci sarebbe nessuna scelta possibile se non farne uso;
Anche questo punto si commenta da solo per la sua totale ipocrisia e malafede e rispondere nel merito equivale a ripetere tutto quello che già scritto.
Il Mes c’è già e se domani la Bce smette di acquistare i nostri titoli del debito pubblico, lo spread schizza a 500 e noi, se vogliamo continuare a stare nell’euro, al Mes ci dobbiamo accedere ugualmente, anche senza aver approvato le nuove modifiche. Quindi la soluzione che ci propone Borghi, di fatto prendendoci in giro, è una non-soluzione!
Conclude Borghi: “In sostanza il MES è uno strumento di dominio e di sottomissione, non porta NESSUN VANTAGGIO per l’Italia, meno che mai nella nuova versione. Non va ratificato perché non è nell’interesse dell’Italia e la ratifica non è assolutamente un atto dovuto bensì un fondamentale passaggio nell’accettazione di un trattato”.
Se il Mes – “non porta NESSUN VANTAGGIO per l’Italia, meno che mai nella nuova versione” – la soluzione non è non ratificarlo, ma uscire!
Solo che uscendo dal Mes, dovresti uscire anche dall’Euro ed agli stessi che tirano le fila di Borghi, questa opzione non piace, visto che ci tengono dentro ormai da decenni…..
di Megas Alexandros
Note
[1] Bagnai o “Bagnarola”….. l’indecenza del capo economista della Lega – Megas Alexandros
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